Widows - Eredità criminale

Widows

Widows (lett. Vedove) è un heist thriller e cioè un film la cui storia ruota attorno a un colpo: tutto ha inizio quando i quattro uomini che lo hanno organizzato rimangono uccisi. A quel punto, con tantissimi soldi "sul piatto", le vedove dei criminali decidono di completare da sole la rapina.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Widows
GENERE
NAZIONE
United Kingdom
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
20th Century Fox
DURATA
129 min.
USCITA CINEMA
15/11/2018
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2018
di Alessia Laudati
 
Widows è quel film da cui ti aspetti un’evoluzione da heist movie, quasi una versione multietnica di Ocean’s 8 e invece ti ritrovi di fronte un oggetto particolare che parla di razzismo, di emancipazione femminile e di ingiustizia sociale da una prospettiva sia autoriale che di cinema più commerciale.
 
Ci voleva la sensibilità di Steve McQueen, regista britannico capace di associare poesia a violenza e dramma con grande equilibrio - vi ricordate solo l’esempio in questo senso del personaggio di Michael Fassbender in Shame, un uomo paradossale incapace di abbracciare la sorella ma a proprio agio nell’entrare in contatto fisico con milioni di donne - e il senso del thriller di Gillian Flynn, la scrittrice di Gone Girl – L’amore bugiardo per non trasformare un film con queste premesse in qualcosa di tradizionale e già visto. Perché nel ‘colpo grosso’ di un gruppo di quattro vedove – che però non hanno nulla di malavitoso - la cui storia è ispirata a una nota serie anni ’80, i due sceneggiatori non inseriscono una semplice trama di azione ma raccontano l’empowerment femminile e le discriminazioni moderne che governano una Chicago pericolosa e divisa. Metafora d'America. A separare le quattro donne, ciascuna un’espressione didascalica, forse troppo, di quattro etnie diverse, c'è la bionda e caucasica Alice Gunner (Elizabeth Debicki), la latina Linda (Michelle Rodriguez), la nera borghese Veronica (Viola Davis), e la nera proletaria Belle (Cynthia Erivo) dall’essere autonome rispetto ai loro mariti, criminali efferati, troviamo una sudditanza di ruolo ma anche di genere. Senza i benefici e i privilegi derivati dall'attività criminale dei mariti, in termini di protezione fisica e benessere economico, si ritrovano donne come tante nel mondo e per questo affrontano le difficoltà legate alla loro condizione di donne bianche e non bianche. Un aspetto quello del razzismo e delle disuguaglianza legate all’etnia e al colore della pelle che McQueen concentra soprattutto nel ruolo doloroso e magnetico di Veronica e di Belle, anche se fa in modo di seminare tutta la vicenda di black culture coinvolgendo uno dei protagonisti della serie culto che ha raccontato le difficoltà dei neri d’America, Atlanta. C'è infatti Brian Tyree Henry nei panni di Jamal Manning a fare da collegamento tra il film e il dibattito che l'arte sta portando avanti in America, ma non solo, sulla condizione dei neri.
 
Insomma queste donne nel colpo grosso vedono la possibilità, diversa per ciascuna, di riscattarsi in funzione sociale. Ed il bello è che si uniscono, fanno squadra non senza qualche difficoltà, ma non diventano per forza amiche. Così la preparazione del piano diventa un pretesto per scavare nella loro condizione spostando il focus dal racconto d’azione al racconto umano. Purtroppo però questo tema comune non riesce a svilupparsi con pienezza in tutti i personaggi. Mentre Viola Davis emerge sia per completezza di racconto sia per capacità interpretativa, i ruoli di Alice e di Linda sono fin troppo stereotipati e prevedibili anche se in qualche modo la psicologia dei personaggi maschili, un Colin Farrell viscidissimo e un Liam Neeson altrettanto antieroico, compensa un po’ la canonicità della controparte femminile. Insomma McQueen fa veramente tanto per innovare il genere portandovi dentro alcuni temi cari ai suoi film precedenti: l’ingiustizia sociale, il razzismo. Il suo stile personale capace di conciliare momenti brutali a momenti di poesia intima resiste e si esprime con pienezza. Widows, tranne pochi momenti finisce per non rendere macchiettistico lo scontro tra bianchi e neri, dove entrambi sono cattivi e corrotti allo stesso modo. Si può però parlare tranquillamente di ottimo esordio nel genere, pur con qualche tentennamento, pur con qualche concessione alle logiche commerciali che invocano personaggi non troppo ampi ma didascalici. E sì anche se non è il solito McQueen, il regista è riuscito a portare comunque la sua sensibilità in un prodotto nuovo senza snaturarsi.