We Want Sex

We Want Sex - Locandina

Rita O'Grady guidò nel 1968 a Ford Dagenham lo sciopero di 187 operaiealle macchine da cucire che pose le basi per la Legge sulla Parità diRetribuzione. Lavorando in condizioni insostenibili e per lunghe orerubate all'equilibrio della vita domestica, le donne della fabbricadella Ford di Dagenham perdono la pazienza quando vengonoriclassificate professionalmente come "operaie non qualificate". Conironia, buon senso e coraggio riescono a farsi ascoltare dai sindacati,dalla comunità locale ed infine dal governo. Rita, la loquace ebattagliera leader del gruppo, risulterà un ostacolo non facile per glioppositori maschi e troverà nella battaglia della deputata BarbaraCastle la sua eco per affrontare il Parlamento, maschilista.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Made in Dagenham
GENERE
NAZIONE
United Kingdom
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Lucky Red
DURATA
113 min.
USCITA CINEMA
03/12/2010
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2010

Il 1968 è stato uno dei anni più importanti del secolo scorso, ed è
assurto a simbolo di una presa di coscienza collettiva che ha cambiato
per sempre la società occidentale. Al cinema, è stato raccontato in
moltissime occasioni, ma c'è una storia che ancora non era stata
narrata: quella delle 187 operaie che paralizzarono gli stabilimenti di
Dagenham, a est di Londra, e pretesero l'equità di retribuzione rispetto
ai loro colleghi maschi. Una storia che naturalmente ha risonanza anche
oggi, in un mondo in cui spesso i diritti dei lavoratori sono
dimenticati e in cui domina il precariato. E poi, la storia delle
lavoratrici di Dagenham funziona perfettamente come metafora della lotta
per la parità di diritti delle donne, iniziata con le suffragette a
cui, non a caso, le protagoniste di “We Want Sex”.



Nigel Cole tratta la prima parte del film con la leggerezza di tocco che ci aspettiamo da una produzione britannica,
delineando una galleria di personaggi funzionali e capaci di suscitare
l'empatia del pubblico. Gli attori sono efficaci, a partire dalla brava Sally Hawkins (nella parte del leader dello sciopero, Rita O'Grady). Accanto a lei non sfigurano Miranda Richardson, Rosamund Pike (che fa uno dei personaggi più interessanti del film, divisa tra il suo
ruolo di moglie di uno dei dirigenti e la sua simpatia verso la causa
delle scioperanti), ma soprattutto un come al solito eccezionale Bob Hoskins. La
dimensione umana, raccolta della narrazione funge da propellente e fa
decollare una commedia d'epoca con un sottotesto politico e sociale non
da scherzo.
E la volontà di far identificare lo spettatore si
avverte nella scelta molto intelligente di mostrare la vita privata di
queste donne, le loro famiglie, le serate tra amiche. Tutto molto
convincente e sorretto da un umorismo intelligente che sfocia in un paio
di battute destinate a suscitare il plauso del pubblico.



Dove la pellicola convince di meno è la seconda parte, quando la
sottotrama diventa il centro focale delle vicende, quando lo sciopero
diventa qualcosa di più perché in gioco non c'è solo un aumento di paga,
ma la concezione della donna nella società inglese e mondiale.
L'intensificarsi della lotta porta a una serie di ostacoli da manuale:
il marito della protagonista si sente trascurato e perde fiducia nella
causa della moglie, il fronte comune delle colleghe inizia a sfaldarsi e
tutto sembra sull'orlo di perdersi. Alla fine, sta a Rita riunire tutte
ed è qui che si cade nell'inevitabile difetto di produzioni come questa, ovvero una retorica eccessiva e didascalica che intende ispirare il pubblico e palesare l'importanza storica del
“momento” a cui si sta assistendo. Grazie, ma l'avevamo già capito
all'inizio, senza bisogno che ce lo spiegassero.



Eppure lo humor inglese rende questi difetti sopportabili e ci porta
alla conclusione senza costringergi a sbirciare l'orologio. Con una
ventina di minuti in meno, “We Want Sex” avrebbe potuto essere
un efficace spaccato dell'Inghilterra anni Sessanta. Così com'è è una
commedia piacevole che sarà presto dimenticata.