Venere Nera

Venere Nera - Locandina

Parigi, 1817, Accademia Reale di Medicina. “Non ho mai visto testa umana piÙ simile a quella di una scimmia”. Di fronte al calco del corpo diSaartjie Baartman, l'anatomista Georges Cuvier È categorico. Un parterre di distinti colleghi applaude la dimostrazione. Sette anni prima,Saartjie lasciava l'Africa del Sud con il suo padrone, Caezar, perandare ad offrire il suo corpo in pasto al pubblico londinese dellefiere e degli zoo umani. Donna libera e schiava al tempo stesso, laVenere ottentotta era l'icona dei bassifondi, sacrificata al miraggio di un'ascesa dorata.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Venus Noire
GENERE
NAZIONE
Francia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Lucky Red
DURATA
162 min.
USCITA CINEMA
17/06/2011
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Nel 1817, l'anatomista Georges Cuvier espose il cervello, la vagina e
l'intero calco del corpo di una ottentotta (popolazione tra le piÙ
antiche ad aver popolato l'Africa australe ) da poco deceduta, presso
l'Accademia Reale di Medicina di Parigi. Lo scopo era scientifico,
l'organo riproduttivo della donna, con le labbra interne molto
sviluppate, era motivo di alta curiositÀ per i naturalisti dell'epoca,
ma la violazione che fecero dell'integritÀ, seppur solo del cadavere, di
Saartjie Barman fu analogo ad uno stupro. Per due secoli quel materiale
È stato esposto al Museo dell'Uomo di Parigi, prima che il Sud Africa
lo reclamasse e, nel 2003, al momento della consegna, lo accolse
festante come simbolo dell'integritÀ della donna e, in misura minore,
ennesimo passo di una rielaborazione critica dello sfruttamento
coloniale europeo degli africani.

Kechiche ci racconta l'avventura europea della povera Saartje, partita per sua
scelta assieme al suo ex datore di lavoro (gli faceva da domestica) dal
Sud Africa per l'Inghilterra, per essere mostrata come fenomeno da
baraccone prima ed, in seguito, con un altro amico-protettore, come
prostituta nei bordelli francesi, dopo essersi negata, da viva, ad
un'approfondita analisi scientifica. Kechiche lo racconta attaccando la
macchina da presa al corpo della sua voluminosa, splendidamente
statuaria protagonista, personaggio di fango nelle mani di padri e
padroni desiderosi di bagnarlo sempre piÙ per renderlo sostanza
malleabile da stringere nelle proprie mani secondo i propri voleri e
ritorni economici. Una spugna che si assottiglia e che trova solo
nell'allontanamento mentale, nell'alcool, la propria via di fuga, in
attesa di diventare semplicemente acqua e lasciare agli occhi del mondo
tutto il resto, un contenitore senza piÙ anima, da pizzicare, penetrare
e studiare a seconda del caso. Razzismo, ipocrisia, indipendenza
femminile: con Black Venus i temi sono molteplici e tutti scandagliati
da punti di vista mai presuntuosi, ma all'altezza degli stessi
personaggi.





E' indubbio che Kechiche si autocompiaccia del suo stile, della sua
capacitÀ di stare in mezzo alla gente toccando la sensibilitÀ degli
animi anche dei personaggi piÙ negativi, e per questo allunga a
dismisura scene che appaiono infinite per durata, giocando davvero con
la pazienza dello spettatore. Ma il difetto si bilancia con la rara
capacitÀ del regista franco-tunisino di riuscire a raccontare qualsiasi
storia, quella di Black Venus in particolare, senza dare giudizi sommari
sui suoi personaggi. Non semplifica mai in buoni e cattivi (qui, anche i
piÙ disgustosi, hanno normalmente una loro coerenza e
comprensibilitÀ), ma lascia che sia lo spettatore ha analizzarne
l'animo e a darsi le possibili risposte. L'esito È un film di cui si
conosce fin dall'inizio la conclusione, ma che riesce comunque a
mantenere alta la tensione per tutti i suoiu centosessanta minuti,
proprio grazie a questo suo continuo muoversi al di lÀ delle
generalizzazione di significati e significanti. Un film a suo modo
splendido, ennesimo tassello di una filmografia (Tutta colpa di
Voltaire, La schivata, Cous Cous)
che si sta delineando come una delle piÙ importanti del nuovo, vecchio
continente. Il film È stato presentato in concorso al festival di
Venezia: sarÀ quantomeno Coppa Volpi per la sua splendida protagonista?