Under the Silver Lake

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Sam, un giovane affabile ma privo di ambizioni, diventa l'inconsapevole investigatore al centro delle indagini per la strana scomparsa della sua splendida vicina Sarah, della quale è innamorato. Ossessionato dalle misteriose circostanze dell'omicidio di un magnate e il rapimento della ragazza, nella sua ricerca di ogni tipo di indizio in giro per Los Angeles, Sam si imbatte in una cospirazione più ampia e sinistra di quanto avrebbe mai immaginato nella quale sono coinvolte anche celebrità, miliardari e leggende cittadine e della cultura popolare. In Concorso al 71° Festival di Cannes.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Under the Silver Lake
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DURATA
139 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2018
di Mattia Pasquini

Dopo i pigiama party del 2010 e il fenomeno It Follows del 2014 ne abbiamo la conferma, David Robert Mitchell è decisamente un soggetto interessante. In tutti i sensi. E, azzardiamo, una persona che ama divertirsi, pescando da ambiti che conosce bene per riderne e farne spunti di deviazioni surreali e originali. Questo è quello che sembra emergere dalla visione del suo terzo film, Under the Silver Lake, presentato in concorso al Festival di Cannes.

Certo, questo orizzonte in qualche modo ristretto rischia di costituire un limite, e di costringere la narrazione a girare 'in tondo', ma in ogni viaggio bisogna anche esser capaci di distinguere le fotografie da ricordare dalle immagini sullo sfondo. E qui sta anche la difficoltà di approccio con un film prolisso e affollato, eppure capace di non annoiare e di scorrere con una certa fluidità.

Per merito di un ottimo e sconcertato Andrew Garfield, protagonista assoluto di una caccia al tesoro ricca di indizi quasi completamente ambientata nell'area di Silver Lake a Los Angeles, intorno al Reservoir intitolato a Herman Silver e a due passi dalla hipster Los Feliz, all'ombra del Griffith Observatory di Gioventù bruciata. Zona di cinema, insomma, ma non solo.

E di cinema ce n'è moltissimo, in ogni sequenza del film, da quello classico della Golden Age Hollywoodiana al più moderno, fino ad ammiccare a certe suggestioni televisive moderne. Molto, forse troppo, che l'insistenza nel definire il contesto di riferimento (ed i riferimenti) è decisamente eccessiva. Eppure, non ingiustificata, visto che dopo un lungo peregrinare tra assassini di cani, teppistelli da strada, performing parties, gruppi underground, codici e tunnel segreti usati dagli homeless e il loro Re, la sorpresa più gustosa del film è l'incontro finale con il sogno di tutti i complottisti, che infonde un nuovo senso negli elementi che ci circondano e ci regala un medley unico e irripetibile che metterà alla prova le vostre conoscenze musicali e culturali (nel senso più ampio possibile).