Una notte da leoni 2
Phil, Stu, Alan e Doug decidono di fare un viaggio nell'esotica Tailandia per feseteggiare il matrimonio di Stu. Dopo l'indimenticabile addio al celibato di Las Vegas, Stu non ha intenzione di ripetere l'esperienza e ha deciso di optare per un tranquillo brunch pre-matrimonio. Le cose, però, non andranno come previsto. Ciò che accade a Las Vegas rimane a Las Vegas, ma ciò che accade a Bangkok è inimmaginabile.
La forza principale del secondo capitolo delle gesta mirabolanti, violente ed irresistibili di Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms) e Alan (Zach Galifianakis)
consiste nel fatto che dietro a tutto c'è un cineasta che sa lavorare
sul genere più ampio e sul prodotto specifico con notevole intelligenza.
Dopo il successo clamoroso e inaspettato di “Una notte da leoni” (in originale The Hangover,) Todd Phillips ha evidentemente percepito che i suoi tre protagonisti sono entrati in qualche modo nell'immaginario comico contemporaneo.
Come migliorare allora il secondo capitolo, soprattutto quando è
esplicitamente ideato per essere non un sequel ma una riproposizione
delle dinamiche narrative e delle situazioni dell'originale? Semplice:
puntando sull'epica (assurda) a cui sono assorti i suoi personaggi.
Fin dalle primissime inquadrature del film infatti si percepisce
immediatamente che i protagonisti hanno acquistato un differente status
rispetto al primo episodio. In qualche modo sono diventati – o meglio,
Phillips vuol, farli diventare – delle icone sboccate e irresistibili
del nostro mondo comico. Dopo il sintetico prologo statunitense, quando
si arriva in Thailandia ecco che lo stile di regia, i tagli di
inquadratura, i ralenty e la scelta della colona sonora cominciano a
glorificare con assoluta ironia la nuova “avventura” del trio di
cialtroni, che sappiamo perfettamente avverrà secondo le coordinate
decise in passato. Ma Phillips di questo non si preoccupa
troppo, anzi decide di cavalcare l'onda con sulfureo gusto per il
nonsense, a cui si aggiungono una cattiveria di fondo, una ricerca del
sanamente “scorretto” che di scena in scena fanno precipitare lo
spettatore in un vortice di astrusità radicalmente divertenti. La regia è sicura, lavora sui codici conosciuti della storia
cesellandola con un ritmo preciso e con una messa in scena capace di
sfruttare al meglio l'ambiguo fascino delle ambientazioni.
E poi ci sono i tre attori, affiatatissimi, che lavorano su un duplice
binario. Prima di tutto sono perfette marionette in balia degli eventi
catastrofici che loro stessi inavvertitamente provocano: Cooper, Helms e
Galifianakis ci mettono il corpo, la fisicità grottesca, gli sguardi
allucinati. Esemplare in questo senso è il risveglio dalla notte di
bagordi che anche stavolta fa scattare la molla narrativa della trama
principale. In secondo luogo sanno anche caratterizzare con lucidità i
rispettivi ruoli, e in questo sequel a svettare è il tenero e ambiguo Ed
Helms, vera sorpresa rispetto agli altri due già più affermati.
Non cercate la novità in “Una notte dal leoni 2”,
ne rimarreste probabilmente delusi. Gustatevi invece le sagaci
variazioni sul tema, il gusto per le iperboli comiche, la volontà
goliardica di andare un passo più avanti. Todd Phillips, dopo la parentesi molto riuscita di “Parto col folle” (qui la nostra recensione),
sta costruendo una “saga” comica – passateci il termine – di indubbia
efficacia e di sorprendente valore propriamente cinematografico. Questo
film lo conferma in pieno.
di Adriano Ercolani