Tyrannosaur
Joseph ? un uomo avvinto in una spirale di rabbia e violenza tanto da rischiare l'autodistruzione. Ma una possibilit? di redenzione appare sotto forma di una donna di nome Hannah, volontaria cristiana. La loro relazione si sviluppa, ma Hannah nasconde un segreto che avr? conseguenze devastanti per tutti e due.
Che gran film che è “Tyrannosaur”. Un'opera prima matura e potente, il film che noi italiani ci sogniamo di fare e che il Festival di Roma ha presentato all'interno della sezione Occhio sul mondo – Focus dedicata al cinema britannico.
Dai bassifondi di Leeds il regista Paddy Considine riesce a catturare immediatamente lo spettatore con una storia cucita su misura sull'espressività del grande Peter Mullan. Considine gira con coraggio, avanzando con la macchina da presa in luoghi in cui pochi drammi osano arrivare. Da un cane ucciso a calci, a un marito violento che non esita a “offrire” alla moglie una golden shower mentre lei è addormentata, tutto incluso con risse da pub, vetri rotti e la miseria che governa la working-class.
Descrivendo ritratti di persone che hanno spappolato le loro cellule
cerebrali un sorso dopo l'altro, donne abusate da mariti con più di una
rotella fuori posto e un vicinato fatto di violenza e crudeltà, il
regista si rifà al maestro Ken Loach (il suo film ricorda non poco “My Name is Joe”) e all'opera prima (e finora unica) di Gary Oldman, “Niente per bocca – Nil By Mouth”. E non ci sarebbe mai riuscito senza i suoi straordinari attori. Lo scozzese Mullan ha la stessa intensità del De Niro di annata:
uno che è in grado di mettere paura con un solo sguardo e che, allo
stesso tempo, riesce a toccare corde emotive come pochi sanno fare. Ma è Olivia Colman la vera sorpresa del film: la sequenza
in cui il suo personaggio alterna lacrime e sorrisi poco prima di
ritrovarsi in un inferno domestico è un vero pugno allo stomaco.
Se da una parte Considine ci costringe ad abbassare lo sguardo come dei
bambini che subiscono le urla dei genitori in pubblico, dall'altra nel
suo film scorre anche un flusso positivo. Da spettatore ti ritrovi a
voler abbracciare questo protagonista violento che ha distrutto il suo
spirito nel corso degli anni. L'unico modo per farlo è attraversare il
suo inferno personale con coraggio in un tunnel che sbuca sul suo animo
da uomo sincero. Bellissimo e toccante, “Tyrannosaur”
non smette per un minuto di secernere tensione. Tutt'altro che cinema
depressivo passivo, piuttosto un film che non sarà dimenticato. Chissà
se lo vedremo mai nelle sale italiane...