Triple Frontier

Triple-frontier-poster-italiano.jpg

Un gruppo di ex agenti delle forze speciali si riuniscono per pianificare una rapina in una zona multi-confine scarsamente popolata del Sud America. Per la prima volta nella loro prestigiosa carriera, questi non celebrati eroi intraprendono la pericolosa missione per loro stessi invece che per il proprio paese. Ma quando gli eventi prendono una piega inaspettata e minacciano di andare fuori controllo, le loro abilità, la loro lealtà e la loro morale vengono spinte verso un punto di rottura in un'epica battaglia per la sopravvivenza.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Triple Frontier
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Netflix
DURATA
125 min.
USCITA CINEMA
13/03/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Pierpaolo Festa

Non serve necessariamente aspettare il momento giusto per vedere Triple Frontier. Anzi, il momento giusto è proprio adesso, anche prima di finire questa lettura. Ci mette meno di un minuto il film a catturare l'attenzione di chi guarda: che siano i primi piani iniziali sul volto di Oscar Isaac o le impressionanti sequenze action realistiche che il regista J.C. Chandor ci presenta sin dall'apertura. La tensione passa immediatamente dallo schermo allo spettatore in una corsia emotiva a doppio senso che non smette di aumentare il suo carico per la durata di centoventicinque minuti.
 
Sulla carta le paure non erano poche, si tratta infatti di un progetto più volte messo in priorità nel corso di dieci anni e altrettante volte messo da parte all'ultimo minuto dopo un susseguirsi di registi e attori coinvolti (a un certo punto si è parlato pure di Johnny Depp e Tom Hanks nel cast). Una parte di paura era poi indirizzata al team di protagonisti assemblato da Chandor: questi cinque attori scelti (Oscar Isaac, Charlie Hunnam, Garrett Hedlund, Pedro Pascal e Ben Affleck) avrebbero funzionato davanti la macchina da presa? Risposta: non solo siamo davanti a uno dei cast più interessanti visti negli ultimi tempi, ma Triple Frontier è soprattutto uno dei film dell'anno. 
 
Con un efficace volo in elicottero veniamo catapultati nella giungla colombiana. I primi quindici minuti con Isaac travolto nel bel mezzo di un assedio sembrano quasi un film a parte: potente, asciutto e con pochissimo dialogo. La macchina da presa torna sul suolo americano dove troviamo Hunnam nei panni di un istruttore specializzato in discorsi motivazionali alle nuove reclute dell'esercito. Il suo discorso iniziale si sofferma sull'importanza di andare sul campo di battaglia con la bandiera americana cucita nell'uniforme. Un orgoglio patriottico in grado di completare l'esistenza di una persona. Triple Frontier rovescia quest'ottica, focalizzandosi invece sul momento in cui la bandiera non basta più, lo stesso in cui ci si sente traditi da una patria che ha ignorato le ferite dei veterani di guerra e li ha abbandonati una volta tornati a casa. Ritroviamo questi ex guerrieri mentre tentano di sbarcare il lunario, costantemente alle prese con il loro nemico più grande: sé stessi e i loro demoni. Molti non si sono rifatti una vita, altri non sono riusciti a mantenere la vita che si erano rifatti. Non è un caso pensare al protagonista di The Hurt Locker, dato che Triple Frontier è stato scritto dallo stesso sceneggiatore, il giornalista Mark Boal, e prodotto anche da Kathryn Bigelow (avrebbe dovuto dirigerlo lei inizialmente). 
 
Il film è un viaggio all'inferno in due atti. Una prima ora incentrata sul raid nella villa di un potentissimo narco-trafficante, un'operazione tutt'altro che ufficiale assemblata dal gruppo di protagonisti: ex soldati diventati mercenari, pronti a trasformarsi in ladri e assassini. Il loro obiettivo è eliminare il bersaglio e portargli via quei duecento milioni di dollari che dovrebbe aver nascosto in casa. La seconda ora del film è la fuga: una volta scappati dalla giungla i protagonisti si trovano a dover sopravvivere a un inferno peggiore. D'un tratto, come loro, sentiamo i migliaia di chilometri che li separano da casa. Le pallottole non fischiano più nell'aria, ma la tensione è sempre serpeggiante, perfino in grado di metterli l'uno contro l'altro.

Le borse piene di dollari che viaggiano con loro sono in grado di tirare fuori il peggiore lato umano. Non siamo poi così distanti da Gollum e il potere dell'anello, con la differenza che questo non è un fantasy. Qui tutto sembra vero. E la bussola morale di questi protagonisti si sposta continuamente: non ci sono buoni, non ci sono cattivi. C'è solo da sopravvivere per tornare alla vita normale dopo aver venduto la propria anima ed essere passati al lato oscuro. Chandor (già regista degli ottimi Margin Call, All Is Lost e 1981: Indagine a New York)  cattura perfettamente queste dinamiche nel momento incui il film cambia marcia, e da action thriller diventa storia di sopravvivenza. Davanti a noi c'è un gruppo di protagonisti avvelenati nell'animo: chi di loro riuscirà a redimersi? Forse redimersi sarà più difficile che salvare a pelle. 
 
L'asciuttezza del racconto e le sfide che questi protagonisti devono affrontare per sopravvivere sembrano uscite dritte dagli anni Settanta: la mente va velocemente a capolavori come Il salario della paura, dove a ogni passo c'era un ostacolo e i protagonisti potevano morire in qualsiasi attimo. L'azione invece sembra degna di un Ridley Scott in stile Black Hawk Down. Tutto accade nel momento e il fuoco arriva da ogni direzione. Si sentiva la mancanza di un action così potente, realistico e con uno splendido gruppo di anti-eroi in prima linea: Hunnam e Isaac offrono una performance da manuale, Affleck è il jolly (forse potrebbe rilanciare una carriera con apparizioni come questa), Hedlund e Pascal sono fondamentali, i due personaggi nelle retrovie che però rubano la scena ai protagonisti.