

The Rum Diary - Cronache di una Passione

Paul Kemp è un giornalista freelance la cui vita giunge ad una svolta quando si trova a scrivere per un dimesso e fatiscente giornale dei Caraibi. Da New York a San Juan, la sua vita si trasforma in una sfida a più livelli. Catturato da un vortice di alcool, donne ed eccessi di ogni tipo dovrà lottare per realizzare i suoi sogni di scrittore e salvarsi da un gruppo di anime, perse tra l'autodistruzione e i traffici illeciti dell'America del proibizionismo.

Catapultato nella realtà caotica del Porto Rico del 1960, il giornalista Paul Kemp (Johnny Depp)
si ritrova in mezzo a un vortice di personaggi e situazioni a lui del
tutto nuove. Tra caporedattori con parrucchino, avidi speculatori
edilizi, fotografi squinternati, bellissime ragazze, l'uomo potrà
opporre al caos l'unica arma che ha sempre funzionato: mandare giù fiumi
di alcool…
Il film che Johnny Depp ha tentato di realizzare da anni (almeno dalla scomparsa di Hunter S. Thompson,
ma probabilmente anche da prima) ha visto la luce. Passato per una
quantità industriale di registi, alla fine è stato diretto da quel Bruce Robinson che si era guadagnato una nomination all'Oscar per la sceneggiatura di “Urla del silenzio” ma non sedeva dietro la macchina da presa da quasi vent'anni, precisamente da “Gli occhi del delitto”, targato 1992.
Il risultato di questo suo nuovo lungometraggio è sintetizzabile in un unico aggettivo: fiacco.
Non brutto né mancato, ma semplicemente poco incisivo. Le scene
divertenti non mancano, una certa assurda ironia di fondo rende la
produzione tutto sommato sfiziosa, ma dopo un inizio interessante si capisce abbastanza presto che il tessuto narrativo del film è molto labile:
le varie sottotrame non riescono a reggere la storia del protagonista,
che si perde in un guazzabuglio di scene che estrapolate sono senz'altro
riuscite, ma messe insieme non costruiscono a una trama interessante.
Il peccato maggiore diventa allora quello di aver sprecato
l'interpretazione prima di tutto di Johnny Depp, e in secondo luogo di
un gruppo di attori preziosi come Aaron Eckhart, Richard Jenkins e la bellissima Amber Heard.
A “The Rum Diary” manca poi quello che invece aveva reso un capolavoro assoluto un altro film tratto da Hunter S. Thompson, “Paura e delirio a Las Vegas” di Terry Gilliam (sempre con Johhny Depp, allora al massimo delle sue grandi capacità
d'istrione): no, non stiamo parlando della vena fantastica del regista
di “Brazil” e “La leggenda del re pescatore”,
ma di una disillusione di fondo che rendeva quella storia l'ultimo
viaggio verso l'ignoto di una generazione che aveva perso la propria
battaglia ideale. L'amarezza di fondo di “Paura e delirio a Las Vegas”, nascosta dietro la fantasmagorica messa in scena di Gilliam, era un qualcosa di doloroso che “The Rum Diary” invece non possiede,
perso in una sorta di idealismo che però rimane sempre troppo in
superficie per colpire veramente. Il personaggio principale dell'altro
film possedeva veramente lo spirito anarchico e roboante di Hunter S.
Thompson, il Kemp di questo lo ricorda in maniera piuttosto annacquata.