The Reach - Caccia all'uomo

The Reach

Ben È un ragazzo di 25 anni idealista e innamorato della natura. Conosce il deserto del Nevada come nessun altro e per professione accompagna i turisti attraverso quelle lande tanto solitarie quanto piene di pericoli. Assoldato da John Madec, uomo d'affari senza scrupoli, Ben si ritrova suo malgrado vittima di un gioco al massacro perchÉ unico testimone di un omicidio.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Beyond the Reach
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Notorious Pictures
DURATA
91 min.
USCITA CINEMA
15/07/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
Caccia e differenze sociali, come anche lo strapotere delle caste più abbienti, erano già nel Carré blanc con cui Jean-Baptiste Léonetti esordì nel lungometraggio nel 2011, un film di fantascienza distopica non entusiasmante e decisamente poco visto dal pubblico internazionale. Sorte che non sembra toccare a questo nuovo The Reach - Caccia all'uomo, nel quale regista francese - oltre a tornare su temi a quanto pare cari - mostra una lucidità commerciale notevole nello scegliere Michael Douglas come protagonista principale.

Dopo averlo visto scontrarsi con l'ignoto in The Game e dominare i suoi sottoposti in Wall Street, è sicuramente più facile accettare le premesse di questo thriller desolato e minimal. Nonostante la costante sensazione di star assistendo al filmino delle vacanze di Gordon Gekko… Il suo Madec, d'altronde, lo ricorda molto, per atteggiamenti, ostentazione e caratterizzazione. E, in fondo, vive anche di quella luce, riflessa.

Come anche del fascino, indubbio, che una location come quella del deserto del Mojave (New Mexico) diffonde per l'intera durata del film. O quasi. Le riprese e la scelta delle inquadrature son senz'altro - come detto - strategiche, e intelligenti. E raggiungono l'effetto sperato. Ed è soprattutto merito loro (e della nostra star, ovviamente) se questa lunga caccia all'uomo non finisce per stancare rapidamente.

I personaggi sono piuttosto semplici, come si può immaginare, ma in fondo lo è la stessa dinamica narrativa. Interamente giocata sulle asperità ambientali e caratteriali messe in scena, e su una tensione che per lunga parte del film viene mantenuta. Almeno fino a quando non arriva la inevitabile reazione da parte della vittima. E il gioco del gatto col topo, necessariamente, cambia.

La caccia all'uomo diventa una - anche interessante - caccia al tesoro, sotto gli occhi di un demoniaco Douglas pericolosamente vicino a ricordare il Cattivissimo di West and Soda. Come anche il fino ad ora 'redneck' Jeremy Irvine inizia a mostrare delle abilità alla MacGyver che anticipano il finale. Tirarla troppo per le lunghe avrebbe avuto effetto opposto, ma a questo punto iniziano a emergere i difetti.

Chiamato ad aggiungere qualcosa di proprio, dopo una serie di panorami egregiamente fotografati, Léonetti viene meno. Anche per la sceneggiatura di Stephen Susco (tratta dal romanzo di Robb White) che evidenzia i suoi limiti giusto nel momento della verità. Il finale ci mostra cosi' una delle evasioni più ridicole della storia del cinema ed affida la risoluzione del conflitto ad un (doppio?) colpo di scena - con tanto di sogno - la cui aggiunta forzosa fa cadere ogni speranza di omogeneità.

Mattia Pasquini