Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri

Germania, Seconda Guerra Mondiale. Liesel, una vivace e coraggiosa ragazzina, viene affidata dalla madre, incapace di mantenerla, ad Hans Hubermann, un uomo buono e gentile, e alla sua irritabile moglie Rosa. Scossa dalla tragica morte del fratellino, avvenuta solo pochi giorni prima, e intimidita dai “genitori” appena conosciuti, Liesel fatica ad adattarsi sia a casa che a scuola, dove viene derisa dai compagni di classe perchÉ non sa leggere. Con grande determinazione, È tuttavia decisa a cambiare la situazione e trova un valido alleato nel suo papÀ adottivo che, nel corso di lunghe notti insonni, le insegna a leggere il suo primo libro, Il manuale del becchino, rubato al funerale del fratello. L’amore di Liesel per la lettura e il crescente attaccamento verso la sua nuova famiglia si rafforzano grazie all’amicizia con un ebreo di nome Max, che i suoi genitori nascondono nello scantinato e che condivide con lei la passione per i libri incoraggiandola ad approfondire le sue capacitÀ di osservazione. Altrettanto importante diventa l’amicizia con un giovane vicino di casa, Rudy, che prende in giro Liesel per la sua mania di rubare i libri ma intanto si innamora di lei.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Book Thief
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
20th Century Fox
DURATA
131 min.
USCITA CINEMA
27/03/2014
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2014
L'Olocausto visto dai bambini e' gia' stato raccontato dal cinema, con esiti diversi e mediamente di maggior drammaticita', ma - pur esulando da quello, a livello tematico - non si puo' comunque dire troppo male di questo The Book Thief - Storia di una ladra di libri, il film di Brian Percival (Downton Abbey) ispirato al 'La bambina che salvava i libri' di Markus Zusak. Probabilmente l'adattatamento di Michael Petroni e' una delle cose migliori che abbia fatto lo sceneggiatore dopo The Dangerous Lives of Altar Boys del 2002, nonostante un mood generale da sceneggiato che sembra seguire un sentimentalismo ultimamente piuttosto in voga.

Gia' la scelta di un narratore molto particolare potrebbe far risuonare qualche campanello d'allarme in tal senso, ma in fondo anche questo era nel testo originario, non esente dalle critiche che si potrebbero rivolgere alla sua trasposizione cinematografica. La piccola Liesel resta, ovviamente, la protagonista principale, ma molto del suo rapporto con il mondo circostante e i libri stessi sembra esser stato ritoccato (anche asciugandolo), pur senza stravolgerne il tono.

La ripresa iniziale, oltre a ventilare delle aspettative fuori luogo, prelude a un racconto piuttosto semplice dal punto di vista visivo, nel montaggio e nella narrazione, spesso affidata alla voce 'off' di cui si diceva. E mette le basi per una storia che sembra - a posteriori - fortemente segnata dal rapporto della protagonista con gli 'uomini' della propria vita: il fratellino, il compagno Max, il padre adottivo Hans, l'ebreo Max. Su di loro - comprensibilmente, per certi versi - si concentra un'attenzione che a tratti, e alla bisogna, si vorrebbe spostare su temi piu' universali, senza pero' lasciare il tempo allo spettatore di esser coinvolto o emozionato.

Molto e' affidato al generale e istintivo stato d'animo di chi guarda, soprattutto nella creazione di una empatia per la quale non bastano gli escamotage disseminati (la location di Heaven Street, le difficolta' iniziali di Liesel, il Vostra Maesta' di un Geoffrey Rush sempre meritevole, la passione di Rudy per Jesse Owens, i rastrellamenti e la discriminazione, la ripresa effettata degli 'zombi' ebrei, l'immancabile rogo di libri). Alla fine i momenti piu' veri e nei quali questo film potrebbe riuscire a esser ricordato tra gli altri sono probabilmente i diversi esempi di coscrizione vissuti dai personaggi di contorno e la spigolosa Rosa Hubermann di Emily Watson.

Una ennesima dimostrazione di quanto sia difficile non scivolare nel gia' visto parlando di bambini e dementi esaltati, anche se quella del didascalismo sembra essere una scelta alla radice (oltre che una fedelta' letteraria), dai momenti dedicati al rapporto con scrittura e libri fino alla sottolineatura delle somiglianze con il nuovo arrivato, sradicato ed escluso. 'Nessuno vive per sempre' e 'La vita non fa promesse', d'altronde, sono le emblematiche frasi che incorniciano le due ore di film, 'inutile agitarsi'.

di Mattia Pasquini