Storia di un matrimonio

Marriage Story

Un ritratto intenso e coinvolgente della rottura di un matrimonio e di una famiglia che resta unita. Dal regista candidato agli Oscar Noah Baumbach con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda e Ray Liotta.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Marriage Story
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Netflix
DURATA
136 min.
USCITA CINEMA
18/11/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Marco Triolo
 
Dopo aver raccontato di una famiglia che si riunisce in The Meyerowitz Stories, Noah Baumbach torna con un film su una famiglia che si separa. Nonostante il titolo, Marriage Story è in realtà la storia della fine di un matrimonio. La storia di un divorzio sui generis, che parte con le migliori intenzioni (entrambi vogliono il meglio per il figlio e vorrebbero arrivare a divorziare senza gli avvocati) e finisce in un’escalation di rabbia e problemi repressi che esplodono tutto d’un tratto.
 
Baumbach racconta tutto questo con una scrittura pungente che riesce sempre a mantenere alto il tasso di umorismo. Non siamo di fronte a un Kramer contro Kramer, ma più dalle parti delle tragicommedie agrodolci con retrogusto hipster a cui ci ha abituati. Solo che Baumbach ha questo dono di riuscire a toccare anche corde profonde al di sotto di una superficie fatta di personaggi di contorno scritti divinamente (l’avvocato di Laura Dern su tutti), ma tendenti alle macchiette. Una patina di sapiente furbizia che mantiene alto l’interesse dello spettatore, consentendo al regista di affondare quando deve.
 
Al centro dei riflettori – letteralmente, visto che si parla anche di teatro e dell'importanza dell'arte come mezzo per esprimere se stessi – due interpreti tra i migliori sulla piazza. Scarlett Johansson ritrova quella tenera risolutezza e quello sguardo luminoso che si era un po’ spento nelle sue ultime sortite nei panni della Vedova Nera Marvel. Adam Driver è sempre meglio della volta prima. Qui abbandona quasi del tutto i comodi panni dell’adorabile imbranato per tentare qualcosa di più sottile e facile da sbagliare. Il ruolo di un egocentrico che non lo fa per cattiveria, ma perché quella è la sua natura.
 
Un film incredibilmente romantico e capace di esplorare le molte zone grigie di un rapporto di coppia che non finisce per ragioni melodrammatiche o esplosive, ma semplicemente perché i due coinvolti non erano fatti per stare insieme in quel modo. Senza che questo precluda amicizia o affetto profondo.
 
Baumbach sa quando far deflagrare il conflitto e quando puntare sull’ironia, e non perde mai di vista la parabola di accettazione dell’altro che costituisce la spina dorsale del suo film. Un gioiellino che, ancora una volta, dovrà fare ammettere ai puristi della sala che “Netflix fa anche cose buone”.