Silvio Forever
Con il tempo tutto ha cominciato a ruotare sempre di più intorno a lui. Solo a lui, ossessivamente a lui: Silvio Berlusconi. Che, comunque la si pensi, al di la dei meriti per cui lo osannano e dei demeriti per cui lo disprezzano, è uno strepitoso personaggio della Commedia dell'Arte, capace di offrire miriadi di spunti per una avventura cinematograficamente immaginabile.
“Volevamo fare non una biografia, ma un'autobiografia di Silvio
Berlusconi, usando le sue stesse parole, documentate in questi
diciassette anni da televisione e giornali”. Lo ripetono come un mantra Roberta Faenza e Filippo Macelloni, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, realizzatori di "Silvio Forever", documentario, anche se sarebbe più corretto chiamarlo film di montaggio, dedicato al nostro presidente del consiglio.
Dalla decisione di scendere in campo fino ai giorni nostri, ovvero a
Ruby Rubacuori, le escort e il Bunga Bunga, diciassette anni della vita
di Berlusconi e del nostro paese, raccontati attraverso le infinite
esternazioni nei TG, nei comizi, nelle conferenze stampa, in occasioni
ufficiali e meno ufficiali, per cercare di creare un profilo di Silvio uomo, oltre che politico.
Niente di particolarmente originale, solo un lungo blob di cose già viste e metabolizzate,
e sulla cui utilità sociale e politica ci si può interrogare a lungo
senza trovare una risposta, tanto che è più semplice dargli un senso dal
punto di vista del marketing. "Silvio Forever" è un film dedicato a un pubblico che ha già visto fino allo sfinimento tutte o quasi le immagini scelte da Faenza e co.,
mentre certamente non ha grosso appeal tra i sostenitori del Cavaliere,
più propensi semmai a boicottare un'operazione del genere.
Detto ciò, dopo “Videocracy”, “Viva Zapatero!” e simili, tra cui non si deve ovviamente comprendere “Il caimano” di Nanni Moretti,
opera politica che riesce a dare alla questione delle ragioni che vanno
ben oltre l'essere semplicemente contro, non si sentiva il bisogno di
un altro documentario anti-Berlusconi.
In particolare, "Silvio Forever" riesce dove altri hanno
fallito, ovvero restituire allo spettatore la figura di un uomo che più
che un leader politico discusso e dalle molte ombre, altro non è oggi
che una persona anziana, molto sola che si circonda di belle ragazze e
si gode gli agi che gli sono permessi dalla sua condizione dopo una vita
di duro lavoro e sacrifici, tutto per aiutare il prossimo.
Probabilmente non era questa l'intenzione, perché qui si racconta la
storia di un leader che ha paura che gli italiani non abbiano una guida,
quindi tendenzialmente paranoico, che racconta barzellette che non
fanno ridere in situazioni inopportune per farsi benvolere e che viene
tradito dalle stesse giovani ingrate a cui lui dice parole dolci dopo
una notte di passione (a.k.a. circonvenzione d'incapace). Ma questo
passa la storia, e su questo continuiamo a riflettere...