Se son rose...

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Cosa succederebbe se qualcuno mandasse di nascosto alle tue ex dal tuo cellulare: "Sono cambiato. Riproviamoci!"…? È quello che accade a Leonardo Giustini (Pieraccioni) giornalista che si occupa di tecnologia e innovazione per il web. Sua figlia, stanca di vedere il padre campione di un'inarrestabile rincorsa al disimpegno, decide di mandare il fatale messaggino. E come zombie usciti dalle tombe dell'amore, alcune delle ex incredibilmente rispondono all'accorato appello e quella che era nata come l'innocua provocazione di un'adolescente si trasforma in una macchina del tempo. Per Leonardo, barricato nel fortino delle sue pigre certezze tra divano, involtini primavera e computer, sarà un emozionante e divertente viaggio nel passato e nel presente.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Se son rose...
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Medusa
DURATA
90 min.
USCITA CINEMA
29/11/2018
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2018
di Mattia Pasquini

"Sono cambiato, riproviamoci": impossibile non partire dalla frase di lancio di Se son Rose… di Leonardo Pieraccioni per raccontare il primo film della sua cosiddetta "seconda fase". Forse ispirato dall'esempio della Marvel, o più probabilmente dalle tante critiche mosse al cinema italiano dalle sue stesse colonne - l'ultima, Carlo Verdone - il comico toscano si guarda allo specchio per realizzare una sorta di bilancio sentimentale che ricorda solo nella struttura il Broken Flowers di Jim Jarmush, ma che diventa rapidamente un film davvero corale, per una volta e fortunatamente.

'Leonardino' non è Bill Murray, ma a onor del vero nemmeno prova a imitarlo. E stavolta, più di tante altre, l'onestà si avverte, e paga. E il suo personalissimo excursus negli amori del passato diventa una piacevole e toccante occasione di scoperta, delle esperienze vissute, degli errori commessi e - soprattutto - di sé. Che tutti si cambia, crescendo. E poche cose come il raggiungimento una paternità (o maternità) piena rendono tanto consapevoli di questo, come vediamo sullo schermo. E come lo stesso regista ammette, arrivando a fare una sorta di ammenda per alcuni film del passato "scritti, ma non riletti".

Apprezzabile e per nulla scontato, l'atteggiamento, ma anche il risultato artistico, come accennavamo. Grazie anche - e in primis - all'apporto delle varie ex (Caterina Murino, Gabriella Pession, Antonia Truppo, Michela Andreozzi, Claudia Pandolfi) e di Elena Cucci, che insieme alla 'figlia' Mariasole Pollio tiene insieme le diverse parti del film e gli fa da motore narrativo. Sono loro il segreto del suo successo, e Leonardo lo sa. E lascia loro spazio e dignità espressiva come poche altre volte, limitando le proprie guasconate a pochi momenti (non a caso i più dissonanti col tono generale).

Qui e lì c'è modo di citare anche qualche elemento 'reale' (la crisi economica, quella post separazione, la malattia, l'autodeterminazione di genere, etc), utile a tenere il pubblico ancora più vicino, e a spingerlo all'identificazione con questo o quel personaggio o situazione. E se I laureati era stato il capostipite della prima fase pieraccioniana, speriamo che la raggiunta maturità stavolta gli faccia evitare certi passaggi a vuoto e superficialità. Sarebbe una fortuna per tutti, dai produttori all'autore stesso, fino a pubblico e critica, che a questo punto potrebbero persino sognare di aver trovato un nuovo Pieraccioni, più equilibrato e sincero… e divertente.