

Post Mortem

Il cinquantacinquenne Mario (Alfredo Castro) lavora in un obitorio. Il suo compito è scrivere i rapporti delle autopsie. Durante la Coppa del Cile nel1973, l'uomo inizia a fantasticare sulla sua vicina di casa, la ballerina di cabaret Nancy. La donna, però, scompare misteriosamente l'11 settembre. Dopo un violento raid nella sua casa di famiglia anche il padre e il fratello, convinti comunisti e sostenitori di Salvador Allende, vengono arrestati. Mario decide allora di mettersi alla ricerca della bella Nancy ... [continua a leggere]mentre per le strade del Cile infuria la violenza.

Dopo il successo ottenuto due anni fa con la vittoria al Festival di Torino con “Tony Manero”, il regista Pablo Larraìn merita a nostro avviso la seria candidatura a conquistare anche il
Leone d'Oro a questa 67° edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Ci troviamo nel Cile del 1973, scosso da fortissime tensioni politiche
che ben presto sfoceranno in uno dei più sanguinosi e tragici colpi di
stato dell'era moderna. Mario, uomo solitario e silenzioso, lavora in un
ospedale della capitale, dove trascrive le autopsie che il tema medico
si trova a dover fare con sempre maggior frequenza in questi giorni di
delirio. Diviso tra l'attaccamento al suo lavoro e l'amore contrastato
per la sua dirimpettaia, l'uomo si troverà quasi contro il suo volere ad
essere testimone e poi parte attiva nella storia del suo Paese.
La semplicità estetica con cui Larraìn mette in scena questa storia
d'amore e presa di coscienza, unita a un'eleganza formale impressionante
ma mai ostentata, fanno di “Post Mortem” un film di enorme potenza cinematografica, un gioiello di raffinatezza stilistica che abbina a questa qualità l'importanza e la gravità del tema
trattato. Costruito con un ritmo interno molto preciso, che scandisce
alla perfezione momenti di sorprendente poesia ed altri di profonda
introspezione psicologica – senza tralasciare lo spazio anche per alcuni
momenti di sana ironia – il lungometraggio di Larraìn possiede poi al
suo interno una delle più belle e drammatiche scene viste sul grande schermo negli ultimi tempi, che ovviamente non vi riveleremo per non rovinare l'effetto.
Se questa magnifica pellicola non dovesse essere scelta dal presidente della giuria Quentin Tarantino e dagli altri membri della sua giuria per l'ambitissimo Leone d'Oro, ci
auguriamo almeno che riesca ad ottenere la Coppa Volpi per il miglior
attore, un delicato e doloroso Alfredo Castro, valore aggiunto di un prodotto già prezioso.