

Piranha 3D

Un'ondata di turisti si riversa nei pressi del lago di Havasu City in Arizona, per i festeggiamenti del 4 luglio. In seguito ad una forte scossa sismica, si apre una crepa sul fondo del lago che risveglia un branco di famelici piranha preistorici.

Cosa è rimasto del piccolo grande B-movie scritto da John Sayles e girato da Joe Dante nel 1978? Poco o nulla. Di sicuro non il gusto per la stilizzazione,
l'estetica scarna, la tensione narrativa e la scelta di evitare il più
possibile l'eccesso. Alexandre Aja,
trentaduenne francese al timone di questo aggiornamento in 3D, sceglie
esattamente la strada opposta: giocare al rialzo, prendere la via
dell'eccesso più smaccato, per trasformarlo senza troppe elucubrazioni
filosofiche per un divertimento sanguigno e scatenato, che
mescola con bizzarra efficacia videoclip e gore più spinto, lustrini e
corpi dilaniati, playmates disinibite e sangue a catinelle.
Ecco allora che questo “Piranha 3D”
fin dall'inizio assume i connotati dell'opera perversamente
affascinante, che non si pone alcun limite o quasi ne rivisitare sia il
genere più splatter che pure la sua natura fondamentalmente scanzonata
ed eversiva. Il cattivo gusto si eleva a principio estetico fondante ma
non troppo invasivo, all'insegna del solco tracciato da maestri
dell'effettaccio tonificante come Sam Raimi, Peter Jackson o addirittura il pioniere George A. Romero.
Il lungometraggio di Aja nelle sue varie, violentissime scene, concede
rimandi precisi e omaggi eclatanti a un'infinità di registi, pellicole,
interi filoni. Basta vedere l'incipit del film, riconoscere l'attore che
si presta al gioco cinefilo, e subito si comprenderà come questo è un
prodotto dotato di una sua vena assolutamente iconoclasta.
Se c'è un pregio che va esplicitamente riconosciuto a “Piranha 3D” è quello che non ha assolutamente paura di attraversare la soglia del ridicolo per trasformarlo in divertimento sanguigno.
E l'effetto riesce, perché è innegabile che nel vedere l'eccesso di
sangue e trucchi truculenti di sicuro non ci si annoia. Insomma,
Alexandre Aja ha costruito un prodotto che sembra quasi uscito dal
cinema più libero dei tempi passati, quello in cui non ci si preoccupava
troppo della censura o di andare incontro alle furie dei benpensanti.
Il cinema di serie B è fatto di libertà, spudoratezza, senso del
grottesco e capacità di divertire, magari inserendo dietro le pieghe
della messa in scena qualche discorso sottilmente più serio e ambiguo.
Non sarà probabilmente quest'ultimo aspetto il caso di “Piranha 3D”,
film che lavora totalmente in superficie, ma per il resto il
divertimento “proibito” del godere alla visione del succo di pomodoro è
senza dubbio assicurato.