Padri e figlie

Padri e figlie

Negli anni ‘80, Jake Davis, romanziere premio Pulitzer rimasto vedovo, lotta contro un serio disturbo mentale mentre cerca di crescere nel miglior modo possibile la figlioletta Katie di 5 anni. 25 anni dopo, Katie è una splendida ragazza che vive a Manhattan, da anni lontana dal padre, combatte ancora i demoni della sua infanzia tormentata e l’incapacità di abbandonarsi ad una storia d'amore.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Fathers and Daughters
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
116 min.
USCITA CINEMA
01/10/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Alessia Laudati
 
Gabriele Muccino dice la sua sull'amore genitoriale, dando una chiave di lettura appassionata, non solo viscerale ma anche sostenuta da accenni reali al pensiero della psicologia infantile, per raccontare - ancora una volta - un muscolare ritratto di rapporti umani. Non cercate dunque le cose giuste nel posto sbagliato: Padri e figlie non darà una lettura sociologica aggiornata dell'importanza e della complessità dei modelli affettivi. 
 
Il nuovo film di Gabriele Muccino, piuttosto, muove le corde emotive con la solita enfasi che caratterizza le sue opere, in un ritratto riuscito delle tante sfumature dell'amore, che seppur rimanendo un po' ingessato per quanto riguarda la modernità dei sentimenti rappresentati, funziona con sicurezza dal punto di vista del ritratto melodrammatico.
 
Il regista sa come toccare i fili istintuali dei suoi spettatori e mentre il suo polso registra in una recitazione sempre impetuosa dei protagonisti - basta solo che ricordiate le urla e il respiro sempre affannoso di Giovanna Mezzogiorno in L'ultimo bacio - qui il regista appare più saggio e maturo nel bilanciare il pathos con elementi di recitazione più minimali. Tutto si deve al contegno di Russell Crowe, che nei panni di Jake Davis, padre squattrinato, malato e minacciato dalla richiesta di affidamento della piccola Katie (Kyle Rogers), mostra il proprio dramma personale con un contegno e una dignità che difficilmente dimenticheremo.
 
Sul carro delle soluzioni riuscite si fa anche salire la scelta di dividere il racconto su due piani temporali, l'infanzia della protagonista e la sua giovinezza, dove Katie è interpretata da una brava Amanda Seyfried, in modo da instituire un parallelo tra le scelte e le vicende vissute in età post-natale e le caratteristiche della personalità attuale. Certo, troverete molti traumi, molte lacrime, e persino una correlazione piuttosto semplicistica del mondo dell'infanzia, e di come le emozioni e i traumi vissuti in quel periodo speciale influenzino le vite di adulti complessati. Forse così si finisce per chiedere troppo a un film che è inanzitutto un lavoro di sensazioni e pennellate forti sul tema macro dell'amore.