Solo gli amanti sopravvivono
Adam, un musicista underground, È gravemente depresso per via della piega che la sua vita umana sta prendendo, nonostante i suoi sforzi. Torna allora a far coppia con la sua enigmatica amante, Eve, con la quale ha diviso diversi secoli di amore. Ma il loro idillio È interrotto dall'arrivo della selvaggia e imprevedibile sorella minore di Eve, Ava.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Only Lovers Left Alive
GENERE
NAZIONE
United Kingdom
REGIA
CAST
DURATA
123 min.
USCITA CINEMA
15/05/2014
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2013
di Mattia Pasquini
L'inizio È giÀ da vertigine. L'immagine ruota inquadrando i nostri protagonisti dall'alto, in una ebrezza ematica che piano impareremo a comprendere e che da subito evidenzia il tono languido e decadente del film e della non cosÌ tormentata storia d'amore tra Adam (Tom Hiddleston) ed Eva (Tilda Swinton).
Sicuramente non sono i primi uomini, probabilmente nemmeno gli ultimi vampiri, ma prima e sopra tutto questo sono due amanti, costretti da ovvie condizioni a una distanza superata con mezzi tecnologici moderni o di fortuna (tanto per caratterizzare ulteriormente i due personaggi) ma sempre indissolubilmente legati.
La storia, fondalmentalmente, È tutta qui. Che il collezionismo del musicista in isolamento a Detroit, ossessionato dall'evitare i vivi (che chiama zombi) e dal custodire gelosamente (quanto invano) la propria musica non È motore narrativo sufficiente; come non lo sono il pragmatismo della sua compagna o l'incontrollabilitÀ della di lei giovane sorella (È sempre un piacere vedere Mia Wasikowska, qui nei panni di Ava).
Tutto ruota intorno a loro, in ambientazioni claustrofobiche e cupe, tutto concorre a tenere al centro della scena i due personaggi, e i due interpreti, senza preoccuparsi di molto altro. E senza che questa debba essere percepita come una critica.
Hiddleston e Swinton, infatti, danno vita alla visione di Jarmush, alla sua ennesima storia di uomini e luoghi, presentandoci una coppia senza tempo, un amore diverso e universale insieme, ma soprattutto due vampiri come non se ne vedevano dai tempi di "Miriam si sveglia a mezzanotte"…
Il pallore di queste anime dannate e la rassegnazione a una condizione di dipendenza SONO il film, che sorprende a sprazzi con folate di humor, sommesso, caustico, e con una serie di piccoli ammiccamenti allo spettatore nascosti tra location, decorazioni e nomenclature… E che regala un momento di vita e di speranza proprio nel finale, grazie alla splendida 'Hal' di Yasmine Hamdan - chiave anche nello sviluppo della vicenda - e alla sospensione dell'ultima scena.
L'inizio È giÀ da vertigine. L'immagine ruota inquadrando i nostri protagonisti dall'alto, in una ebrezza ematica che piano impareremo a comprendere e che da subito evidenzia il tono languido e decadente del film e della non cosÌ tormentata storia d'amore tra Adam (Tom Hiddleston) ed Eva (Tilda Swinton).
Sicuramente non sono i primi uomini, probabilmente nemmeno gli ultimi vampiri, ma prima e sopra tutto questo sono due amanti, costretti da ovvie condizioni a una distanza superata con mezzi tecnologici moderni o di fortuna (tanto per caratterizzare ulteriormente i due personaggi) ma sempre indissolubilmente legati.
La storia, fondalmentalmente, È tutta qui. Che il collezionismo del musicista in isolamento a Detroit, ossessionato dall'evitare i vivi (che chiama zombi) e dal custodire gelosamente (quanto invano) la propria musica non È motore narrativo sufficiente; come non lo sono il pragmatismo della sua compagna o l'incontrollabilitÀ della di lei giovane sorella (È sempre un piacere vedere Mia Wasikowska, qui nei panni di Ava).
Tutto ruota intorno a loro, in ambientazioni claustrofobiche e cupe, tutto concorre a tenere al centro della scena i due personaggi, e i due interpreti, senza preoccuparsi di molto altro. E senza che questa debba essere percepita come una critica.
Hiddleston e Swinton, infatti, danno vita alla visione di Jarmush, alla sua ennesima storia di uomini e luoghi, presentandoci una coppia senza tempo, un amore diverso e universale insieme, ma soprattutto due vampiri come non se ne vedevano dai tempi di "Miriam si sveglia a mezzanotte"…
Il pallore di queste anime dannate e la rassegnazione a una condizione di dipendenza SONO il film, che sorprende a sprazzi con folate di humor, sommesso, caustico, e con una serie di piccoli ammiccamenti allo spettatore nascosti tra location, decorazioni e nomenclature… E che regala un momento di vita e di speranza proprio nel finale, grazie alla splendida 'Hal' di Yasmine Hamdan - chiave anche nello sviluppo della vicenda - e alla sospensione dell'ultima scena.