Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not
Una regista e i suoi personaggi si avventurano insieme in una ricerca personale sull’intimità. Sul confine sottile tra realtà e finzione, Touch Me Not segue i percorsi emotivi di Laura, Roman e Christian, lanciando uno sguardo profondamente empatico sulle loro vite. Desiderosi di trovare una forma di intimità eppure anche profondamente terrorizzati da essa, sono al lavoro su se stessi per superare vecchi schemi mentali, tabù e meccanismi di difesa, per trovarsi finalmente liberi dalle proprie paure. Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not, Orso d’oro e premio per la migliore opera prima al 68esimo Festival di Berlino, racconta come possiamo trovare l’intimità nei modi più inaspettati e come amarci l’un l’altro senza perdere noi stessi.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Touch Me Not
GENERE
NAZIONE
România
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
I Wonder Pictures
DURATA
125 min.
USCITA CINEMA
14/02/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Mattia Pasquini
Un pene flaccido, addormentato, mentre la macchina da presa risale un corpo nudo, così ci accoglie il film Ognuno ha Diritto Ad Amare - Touch Me Not di Adina Pintilie, da poco nelle nostre sale distribuito da I Wonder Pictures. Un titolo del quale si è parlato molto, e non solo per aver vinto l'Orso d'Oro - e il Premio GWFF per la Miglior Opera Prima - del Festival di Berlino dell'anno scorso. Una vittoria controversa (e molto contestata), insita nella natura stessa dell'opera dell'autrice rumena.
Un esordio decisamente a effetto (dopo una serie di cortometraggi e un documentario sui pazienti di un ospedale psichiatrico rumeno) nel quale la regista racconta le difficoltà della protagonista, insofferente a ogni contatto fisico e forma di affetto, che vediamo in vari momenti del suo faticoso e continuo tentativo di uscire da questa sorta di isolamento sensoriale. Con il bel gigolò di turno - che ammiriamo sotto la doccia o nel suo onanismo a pagamento - o con il maturo e accondiscendente terapista transessuale, ma anche nel suo offrirsi alla macchina da presa, al pari degli altri protagonisti di questa ambigua esplorazione.
Come parlare di intimità, spogliandosi e interpretando l'impegnativo confronto con sé e con l'interlocutore, e insieme metterla in scena? Difficile, sicuramente, ma certo la successione di esperienze che scopriamo sempre di più svela una costruzione, la ricerca di uno scandaloso che aumenti la risonanza mediatica della denuncia. "Non è facile essere diversi", spiega Christian, affetto da atrofia muscolare spinale, uno dei 'freaks' per i quali si rivendica il diritto a una sessualità e a dei desideri, e che coraggiosamente riconoscono le tante e diverse maschere dietro le quali tutti noi ci rifugiamo o cerchiamo di nascondere certe realtà sgradite.
Il problema è purtroppo nell'operazione stessa, interessante sulla carta ed encomiabile nella missione, ma via via sempre meno credibile e condivisibile, proprio nel suo rappresentare una - ennesima - recita. Minando la possibilità di empatizzare fino in fondo con i protagonisti, quasi spersonalizzati del loro essere più sincero e resi strumenti, e con la rottura di un silenzio rassicurante, che mentre rafforza il concetto di normalità finisce per abbandonarsi all'estetizzazione.