Nico, 1988

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Nico, 1988

Gli ultimi anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna la cui bellezza era indiscussa, Nico vive una seconda vita quando inizia la sua carriera da solista. Qui seguiamo gli ultimi tour di Nico e della band che l'accompagnava in giro per l'Europa negli anni '80: anni in cui la "sacerdotessa delle tenebre", così veniva chiamata, si è liberata del peso della sua bellezza e inizia a ricostruire un rapporto con il figlio.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Nico, 1988
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
I Wonder Pictures
DURATA
93 min.
USCITA CINEMA
12/10/2017
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Marco Triolo
 
I Migliori biopic sono quelli che sanno evitare le trappole dei peggiori biopic. Quella tendenza a realizzare un ritratto ripulito di un personaggio, ancorato ai saldi dettami del racconto cinematografico di ascesa, caduta e risalita. Quelli che hanno l’arroganza di voler raccontare una vita intera in due ore, comprimendone gli eventi per trovarne una qualche “lettura superiore”. Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli non fa nulla di questo, e meno male.
 
Il film, incentrato su Christa Päffgen in arte Nico, storica cantante dei Velvet Underground e in seguito artista solista, narra estratti dai suoi ultimi due anni di vita (morì, appunto, nel1988). Molte delle cose che si vedono nel film sono immaginate, in quanto non ci sono resoconti visivi o scritti di quegli anni, a parte poche interviste. Di conseguenza, è ancora più evidente come Nico, 1988 eviti accuratamente di applicare una morale, o una coda consolatoria, a una storia che effettivamente non finì tanto bene. A una spirale discendente fatta di insoddisfazione, scarso successo e abuso di eroina e altre sostanze. Per tutto il film, Nico (interpretata dall’ottima Trine Dyrholm, che canta anche i brani) sembra intenta a tenere vagamente insieme i pezzi di una vita che le sta crollando in mano, anche grazie all’apporto di un manager innamorato che le fa un po’ da padre. Ma inevitabilmente la struttura non regge e i pezzi raggiungono il terreno fracassandosi.
 
È davvero encomiabile come la Nicchiarelli non cerchi mai l’affondo nel dramma gratuito, mantenendo una visione lucida, un ritmo perfetto e rigore narrativo fino alla fine. Nel disastro di una vita lanciata verso la distruzione c’è comunque ironia, umorismo. C’è la risposta alla domanda: che cosa accade quando il rock ’n’ roll finisce? Quando la fiamma del successo, alimentata dall’euforia della giovinezza e delle droghe, lascia spazio ai postumi di una lunga sbornia? Qualunque cosa sia, non è per niente bello.