Motel Woodstock
Ispirato alle memorie di Elliot Tiber, un aspirante arredatore d'interni che senza saperlo, ebbe un ruolo fondamentale in quello che sarebbe stato uno dei festival rock più importanti della storia della musica, ovvero quello di Woodstock.
Dopo l'Oscar alla regia per "I segreti di Brokeback Mountain" e il Leone d'Oro a Venezia per "Lussuria" il regista taiwanese Ang Lee torna sui nostri schermi con la commedia di costume "Motel Woodstock",
incentrata sulle vicende che portarono ad uno degli eventi mediatici
più importanti del XX secolo, il mitico concerto tenutosi nel 1969.
Come al solito, il cinema di questo autore raffinatissimo basa la sua
essenza sulla delicatezza, sulla gentilezza del tocco, elementi capaci
comunque di raccontare con forza e grande prepotenza emotiva storie e
psicologie passionali. Nel mettere in scena la parabola del giovane Elliot,
il promotore dell'evento che poi portò a il concerto Woodstock, il
cineasta continua a proporre questa sua idea di cinema in maniera molto
coerente, forse addirittura eccessivamente trattenuta rispetto alla
materia che ha scelto di trattare; se infatti in molti momenti il film
convince per la precisione e l'equilibrio tra bontà estetica e
accuratezza nel tratteggiare la vita interiore delle varie figure, in
altri purtroppo sembra invece mancare quel tocco di drammatizzazione
che avrebbe fatto entrare maggiormente gli spettatori nel film. Anche
l'attore scelto per il ruolo principale, il trentaseienne comico
televisivo Demetri Martin,
non riesce ad andare oltre la simpatia e fornisce un'interpretazione
che a nostro avviso avrebbe dovuto essere ben più caratterizzata per
convincere del tutto.
Molto meglio gli straordinari attori che lavorano in ruoli secondari:
su tutte vale assolutamente la pena citare le prove vibranti di Imelda Staunton e un irresistibile Liev Schreiber.
Curato nella confezione, scritto con la giusta leggerezza, diretto con mano sicura, "Motel Woodstock"
è un lungometraggio molto godibile, che però non si eleva a statuto di
film da ricordare in quanto forse troppo trattenuto, attento a non
eccedere, visto il rischio molto altro di scadere nella raffigurazione
macchiettistica di personaggi o situazioni. Ang Lee
in passato ha dato prova di saper maneggiare con ben altro equilibrio
toni ed atmosfere, e questa pellicola sembra rimanergli vagamente
incastrata tra le mani.
Si tratta comunque di un lavoro che in molte parti possiede poesia
cinematografica e restituisce la forza propositiva ed ideologica di
quell'epoca. Da Ang Lee è lecito però aspettarsi tutt'altro livello di
cinema, visti i grandi film che in passato ha saputo regalarci.
La pellicola, presentata in Concorso all'ultimo Festival di
Cannes, sarà distribuita in Italia dalla Bim a partire dal 9 ottobre.
Per saperne di più
Il nostro incontro con Ang Lee sulla Croisette di Cannes
Top Five: I cinque migliori film del regista taiwanese
Il trailer e la fotogallery di Motel Woodstock