Molly's Game
Molly's Game racconta la storia vera di Molly Bloom, ex sciatrice professionista che, dopo non esser riuscita a qualificarsi per le olimpiadi, è diventata una delle principali organizzatrici di tornei di poker - anche underground - di Los Angeles. Hollywood, in particolare. Almeno fino al giorno del suo arresto da parte dell'FBI. Tra i suoi 'clienti' sono emersi nomi come quelli di Ben Affleck, Leonardo DiCaprio o Tobey Maguire, oltre a quelli di importanti esponenti del mondo della finanza e della politica.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Molly's Game
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
140 min.
USCITA CINEMA
19/04/2018
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Pierpaolo Festa
Lo sceneggiatore di punta a Hollywood. L'attrice più ricercata del momento. Sulla carta Molly's Game era una scommessa vinta in partenza, uno dei film più attesi della stagione. Jessica Chastain protagonista di un crime drama ambientato nel mondo del poker, basato su una storia vera, scritto da Aaron Sorkin (premio Oscar per The Social Network e creatore di serie come The West Wing e The Newsroom) e diretto dallo stesso sceneggiatore al suo esordio dietro la macchina da presa.
C'è una bellissima scena che arriva dopo un paio d'ore (dei 140 minuti totali del film. Troppi): la protagonista si confronta finalmente col padre per risolvere i conflitti di una vita. Lui è uno psicologo e nelle sue parole prova a "sintetizzare tre anni di terapia in un'unica sessione di tre minuti". E' in quella sequenza che si intravede il film che Sorkin avrebbe potuto o voluto fare: un family drama a sfondo giudiziario con grandi dialoghi pronunciati da attori in grado di emozionare a colpo sicuro. Cinema americano al suo meglio. Dopo aver seguito la Chastain per oltre 110 minuti sempre in attesa dell'arrivo di una scena madre potente, Sorkin scatena la sua arma segreta: Kevin Costner. All'attore bastano pochi minuti per tenere in pugno il pubblico. Il vecchio Kevin (63 anni compiuti a gennaio) funziona ancora a dovere e vederlo sullo schermo piangere mentre si riconcilia con la figlia provoca lo stesso effetto a chi sta a guardare: d'un tratto anche lo spettatore si strofina gli occhi.
Costner non è però il protagonista di questa vicenda, tratta dal romanzo che la stessa Molly Bloom ha scritto nel 2014 incentrato sulla sua ascesa nel mondo delle giocate di poker milionarie. La storia di una donna in grado di creare e gestire un giro clandestino di gioco d'azzardo al quale hanno partecipato star di Hollywood e ogni genere di vip. Una bisca che ha portato l'FBI a bussare alla sua porta. Con le manette. La Chastain è presente in ogni scena e si ha la sensazione che la star non voglia sporcare la sua immagine, tutelata dallo script di Sorkin che per una volta non arriva fino in fondo. L'avidità del personaggio rimane in superficie, ma soprattutto temi come la sua dipendenza dalla droga vengono raccontati en passant, così come la sua spietatezza nel creare in pochissimo tempo un giro di affari nel quale gravitavano anche criminali e gangster. C'era perfino la mafia russa.
Dopo The Social Network, Sorkin torna a parlare di sogno americano 2.0: diventare ricchi e alla svelta ovviamente violando la legge. Stretto nei tempi cinematografici - che lui stesso viola sforando le due ore - il neoregista porta in scena un personaggio che ama fin troppo per presentarlo senza filtri allo spettatore. Sorkin non si sbilancia a raccontare le zone grigie della protagonista, cercando il più possibile di renderla immacolata: più una testimone degli eventi che genio del male. Il rischio che il suo film corre è quello che lo spettatore smetta improvvisamente di credere in questa donna.
Dopo The Social Network, Sorkin torna a parlare di sogno americano 2.0: diventare ricchi e alla svelta ovviamente violando la legge. Stretto nei tempi cinematografici - che lui stesso viola sforando le due ore - il neoregista porta in scena un personaggio che ama fin troppo per presentarlo senza filtri allo spettatore. Sorkin non si sbilancia a raccontare le zone grigie della protagonista, cercando il più possibile di renderla immacolata: più una testimone degli eventi che genio del male. Il rischio che il suo film corre è quello che lo spettatore smetta improvvisamente di credere in questa donna.
Il problema di Molly's Game alla fine è legato all'equazione "aspettative: opera prima". Se è vero che la penna di Sorkin non perde la sua capacità di catturare in toto l'interesse di chi guarda, trovando una nuova porta di accesso al mondo del poker raccontato attraverso gli occhi di un personaggio femminile potente, è anche vero che la sua macchina da presa non osa. Mai. Rimane invece rinchiusa e limitata negli interni in cui tutto il film è ambientato. Perfino il look del film è tutt'altro che esaltante con i capelli rossi della Chastain che per una volta si spengono e vengono oscurati. Si salvano quei dieci minuti con Costner in scena, probabilmente una delle sequenze più belle del cinema di questa stagione, e altri dieci minuti con Bill Camp nei panni di un giocatore professionista che per un errore stupido perde milioni di dollari nel giro di una notte (teniamo d'occhio questo caratterista, era lui il poliziotto della serie The Night Of e attualmente è tra i protagonisti di The Looming Tower).