Miele
Irene è una ragazza di trent'anni che ha deciso di dedicare il proprio tempo per aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.
On the Road. Again. Jasmine Trinca,
dopo la convincente prova nel nuovo film di Giorgio Diritti, Un giorno
devi andare, viene scelta di nuovo per il ruolo di una donna giovane,
solitaria, lontana dal mondo e in cerca del proprio spazio, della propria ragione di vita,
attraverso un continuo movimento, un lungo viaggio che si svolge più
dentro di lei che sugli aerei e i treni che la vediamo prendere.
Un viaggio che smette di essere circolare e statico quando, però,
incrocia la strada di un uomo in particolare tra i tanti che affollano
la vita della giovane, quello che la manda in corto circuito: l'ing.
Grimaldi di un egregio Carlo Cecchi.
Seguiamo a lungo un 'angelo della morte' molto particolare, una
ragazza che gira il mondo e l'Italia per offrire una assistenza al
suicidio, tanto illegale quanto richiesta (e trattata al cinema, da Mar
Adentro a Kill me please), una fuga da una realtà insostenibile, la
stessa che lei rifiuta. Anche se paradossalmente hanno più voglia di
vivere le persone che si rivolgono a lei, di lei stessa.
Questa la storia tratta da 'A nome tuo' (di Mauro Covacich, Einaudi), una storia difficile ma tanto voluta da Valeria Golino, nonostante fosse un esordio,
scelta e portata avanti costruendola piano, nei personaggi, nelle
sfumature, nelle inquadrature, e raccontandola attraverso il suo filtro
personale per farne non necessariamente un manifesto etico, ma
sicuramente un film che solleva una questione.
I difetti non mancano, sia chiaro, ma la cura profusa è tale da
isolarli, e capace di mettere in evidenza – grazie anche alle
interpretazioni dei due protagonisti – una storia di redenzione e di solidarietà raccontata con equilibrio, sensibilità e intelligenza.
di Mattia Pasquini
Un film piccolo, dal piccolo budget, come ci tengono a sottolineare Golino e Scamarcio (qui tra i produttori), la cui storia familiare si è intrecciata con
quella produttiva per "due anni e mezzo che ci hanno assorbito" ma che
hanno dimostrato "che in Italia si possono fare film difficili e
coraggiosi". E che possono venir scelti da grandi manifestazioni
internazionali anche se Opere Prime. Ora la attende infatti il giudizio del Festival di Cannes, della sala Debussy dell'Un Certain Regard. E lì sono abituati ai bei film; l'applauso sarebbe una vera consacrazione...