L'inganno perfetto

L

Il genio della truffa Roy Courtnay (Ian McKellen) non riesce a credere alla propria fortuna quando incontra online la benestante vedova Betty McLeish (Helen Mirren). Mentre Betty gli apre le porte di casa e della sua vita, Roy rimane sorpreso scoprendosi affezionato alla donna: quella che sarebbe dovuta essere una truffa veloce e rapida si trasforma in un percorso da funambolo – il più infido della sua vita.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Good Liar
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
05/12/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Mattia Pasquini

Il miglior consiglio che si potrebbe dare agli spettatori di L'inganno perfetto di Bill Condon sarebbe di sceglierlo sulla fiducia… senza nemmeno guardare il trailer. Tutto, ogni scena, battuta, espressione, potrebbe portarli su una strada pericolosa, e permettergli di intuire qualcosa che potrebbe diminuire la potenza e la sorpresa dello spettacolo orchestrato.

In primis da Nicholas Searle, autore del romanzo omonimo dal quale è stato adattato questo film faticosamente inquadrabile. Difficile definirlo dramma tout court, o semplicemente un thriller, quello del regista di Dreamgirls e degli ultimi Twilight ha molto dei 'Caper Movie' alla La stangata, pur se con uno humour meno marcato e una ironia più soffocata. Sin dalla costruzione stessa della trama, che sconta la propria esigenza di precisione.

Tutto ruota intorno alla truffa ordita ai danni della benestante vedova Betty McLeish (Helen Mirren) dall'imbroglione professionista Roy Courtnay affidato al 'solito' Ian McKellen. Dopo aver lavorato con lui in Demoni e dei, Mr. Holmes e La bella e la bestia, Corden deve considerare l'ottantenne britannico come un vero e proprio talismano, probabilmente, e non a torto. Sono i duetti tra i suddetti 'mostri sacri' a tenere viva l'attenzione infatti e a coinvolgere il pubblico, anche al di là di uno sviluppo che non riesce a conservare il suo equilibrio sulla distanza.

Rispetto all'evoluzione dell'intreccio, la parallela presentazione del furfante indebolisce la tensione, messa a dura prova dal continuo uso di flashback e dall'inserimento di troppe sottotrame e finestre nella narrazione. In attesa del previsto - prevedibile - e definitivo colpo di scena, meglio sarebbe stato forse dare risalto allo svolgimento principale e preoccuparsi del ritmo di una storia che nelle sue volute lascia allo spettatore il tempo e la voglia di dedicarsi a una indagine personale che rischia di vanificare il gran finale, già gravato da un didascalismo discutibile e una certa ridondanza.