Le Amiche della Sposa
Annie è una semplice ragazza single del Midwest che, superati i trent'anni, ha ancora pochissime storie d'amore al suo attivo. La sua migliore amica, Lillian, sta per sposarsi e le chiede di essere la sua prima damigella. Annie non l'ha mai fatto prima, ma sta per scoprire che seguire la sua ricca e snobbissima amica in tutti gli eventi pre-matrimoniali non sarà proprio una passeggiata, soprattutto perchè una delle migliori amiche di Lillian sembra essere intenzionata a rubarle il psoto con ogni mezzo.
Siete avvertiti: un minuto prima di entrare in sala, riconsiderate
l'immagine che avete delle damigelle d'onore, quelle che provano i veli
sulla testa di una bellissima futura moglie nel corso di un evento
fashion come il bridal shower .
La commedia di Paul Feig non ha proprio niente a che vedere con gli stereotipi di Hollywood sui matrimoni:
non ci sono cuoricini rosa o palloncini, né tantomeno si assiste a
mielosi discorsi dei testimoni. In realtà la stessa moglie del film
(l'attrice Maya Rudolph)
non ha nemmeno tanto spazio nella storia. Le donne felici rimangono
sfocate sullo schermo, così come gli uomini, i genitori e le classiche
tradizioni matrimoniali. Perfino l'usanza americana di celebrare la
festa a Las Vegas viene evitata, dal momento che le protagoniste sono
fin troppo toste per la città del peccato. Queste donne sono abbastanza solitarie, alquanto infelici e, diciamolo pure, davvero reali.
“Le amiche della sposa” è stato ideato secondo la formula di altre pellicole di successo del produttore Judd Apatow (ha finanziato “Strafumati” e “Superbad”), e cioè poco budget e poche star. Un mix efficace per una storia sorprendente: merito della sceneggiatura scritta dalla star del Saturday Night Live Kristen Wiig (vista al cinema in “Molto incinta” e “Notte folle a Manhattan”),
che descrive eventi personali accaduti sia a lei che alle sue amiche,
riservandosi anche di interpretare il ruolo principale del film. Sembra
dunque che nessuno avrebbe potuto scriverlo e recitarlo meglio di questa
regina della commedia e sceneggiatrice il cui successo è paragonabile a
quello di Diablo Cody. Entrambe, infatti, scavano alla ricerca di una verità che non sta troppo a fondo: le donne non sono creature divine, ma comuni esseri umani che possono
soffrire di mal di stomaco, pronunciare battute molto volgari e
riempirsi di alcool. E nonostante tutto rimangono vere donne, con un
animo puro e un cuore grande.
Ecco perché personaggi come Bridget Jones o Carrie Bradshaw hanno sempre riscosso un successo incondizionato; perfino all'epoca di Jane Austen,
pioniera della fiction femminile, venivano descritte donne fatte di
carne e sangue, con un'indole tosta, un ottimismo senza fine, tanti
problemi personali e qualche scheletro nell'armadio. La Annie di Kristen Wiig è un tipetto interessante, più magra di Bridget Jones e meno sexy della protagonista di “Sex and the City”, ma come loro afflitta dagli stessi eterni problemi.
Eccoci di nuovo – Età: trentacinque. Conto in banca: al verde. Stato
civile: beh… avete capito. Relazioni: appena mollata dall'ultimo uomo.
Professione: impiegata in una gioielleria e pronta a odiare i clienti
particolarmente felici. Amiche: quelle non mancano e contribuiscono a
rendere la situazione non troppo disperata, dal momento che tutte le
cinque “bridesmaids” condividono gli stessi problemi. E quando
l'amarezza di una viene moltiplicata per cinque, la pellicola si
trasforma in un vero carnevale (naturalmente tutto al femminile)
divertente e toccante allo stesso tempo.