Lasciami Entrare

Lasciami Entrare - Locandina

A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Lat den ratte komma in
GENERE
NAZIONE
Sverige
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Bolero Film
DURATA
114 min.
USCITA CINEMA
09/01/2009
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2008

“Che arrivi quello giusto

Che i vecchi sogni muoiano

Che quelli sbagliati se ne vadano

Non possono

Non possono

Non possono fare ciÒ che vuoi tu

Oh...”





Con questa strofa (tradotta in
inglese) comincia la canzone di Morrisey “Let the right one sleep in”,
ispirazione per il titolo originale del film di Thomas Alfredsson. Anzi, ancor
prima della pellicola, c'È stato l'omonimo libro di John Ajvide Lindqvist,
definito, nel nord Europa, lo “Stephen King scandinavo”, che si È preso poi
anche la responsabilitÀ della redazione della sceneggiatura del racconto su
grande schermo. Dicevamo della canzone di Morrisey: nella strofa citata non c'È
solo il verso che da il titolo (“Che arrivi quello giusto”), ma anche la
struttura portante di questa storia che sta riscuotendo ovunque grandissimo successo
(conteso tra festival, ha ricevuto il Premio del pubblico a Toronto).



Due
personaggi: un bambino e quella che apparentemente sembra una sua coetanea (ma
che in realtÀ È una vampira che non puÒ crescere); due solitudini diverse che
lottano contro un “esterno” che li vuole emarginati, puniti dal bullismo il
primo, dalla sua stessa unicitÀ (costretta a vivere di sangue e luce in un
mondo di “normali”) la seconda. La violenza È dietro l'angolo. Se lui È
frustrato dalla prepotenza di compagni di scuola che fanno il loro essere
“gruppo” (idiota), lei con il suo imprescindibile legame con in sangue puÒ
diventare la sua ancora di salvezza e protezione.



Alfredsson gestisce al meglio
questa dinamica gestendo con cura i pochi elementi a disposizione. Al centro
del tutto, la gelida ambientazione della periferia di Stoccolma che diventa non
solo lo sfondo cromatico perfetto per far risaltare il rosso di corpi incisi da
canini assetati, ma si rivela anche un ottimo pretesto per rallentare l'azione
e gli eventi. tanto È rarefatta l'aria, tanto sono sofferte le decisioni, i
silenzi, le vite non dette e le richieste di aiuto.



Senza scadere mai nella
spiegazione diretta e grezza, “Lasciami entrare” lavora spesso per sottrazione,
lasciando pause, non dicendo, ma suggerendo attraverso le immagini e la
fotografia. Sembra impossibile credere a quanto dichiarato da Alfredsson, ad
una presentazione per la stampa, a
proposito dei film sui vampiri (“Non ne ho mai visto nessuno”), ma È senza
dubbio vero che il suo modo di trattare l'argomento, un salendo di suspanse in
cui l'intervento del “mostro” viene quasi agognato dagli stessi spettatori,
ribalta i ruoli bene/male facendo perno sull'amore a scapito di una violenza
che viene per certi versi “giustificata”. Dopotutto, la canzone di Morrisey
finiva proprio cosÌ: “Cosa ti ha trattenuto cosÌ a lungo?”?