La peggior settimana della mia vita
La settimana che precede le nozze di Paolo e Margherita. Paolo ha quarant'anni, vive a Milano, ha un lavoro che gli piace e un amico di nome Ivano che gli far? anche da testimone. Margherita invece di anni ne ha trenta, fa il veterinario e si porta in dote una famiglia eccentricamente borghese che vive in un'austera villa sul lago di Como. Forse a causa della soggezione che ha nei confronti dei genitori di Margherita, e probabilmente anche per l'agitazione di dover pronunciare a breve il fatidico s?, fin dall'inizio della settimana Paolo entra in un vortice di tragicomici eventi. Tutte le cose che fa per piacere ai genitori di Margherita, si trasformano in dei disastri tali da mettere seriamente in discussione lo svolgersi del matrimonio.
Parenti serpenti, botte da orbi e scivoloni sentimentali al centro dell'esordio cinematografico di Alessandro Genovesi “La peggior settimana della mia vita”. Un simpatico quanto imbranato e malinconico pubblicitario, Paolo (Fabio De Luigi), sta per sposare la bella e altolocata Margherita (Cristiana Capotondi),
ed è in cerca di approvazione da parte della nuova famiglia della
quale, volente o nolente, dovrà far parte. Ma quando il calendario segna
meno sette rispetto al fatidico giorno numerosi eventi tragicomici
daranno vita “alla peggior settimana della mia vita” di un simpatico
inetto.
Il film, a metà tra slapstick comedy, cringe comedy e commedia
sentimentale, mischia e rinnega contemporaneamente vari elementi della
commedia classica: botte da orbi e incidenti grotteschi non
ancora del tutto depurati dalla comicità grossolana e maliziosamente
allusiva della quale non ci si riesce a liberare in maniera definitiva.
Esce dalla porta e rientra dalla finestra.
Ma se il binario della commedia classica è sempre gradito come guida sicura per lo sviluppo del film, e
gli attori messi in condizione di mostare tutto il talento comico e la
verve della quale sono decisamente capaci, il resto della pellicola
prende in prestito chiari rimandi cinematografici e televisivi con
spudorata innocenza, rimanendo tuttavia incapace di superare i padri
fondatori.
Dichiaratamente ispirato, anche se più vicino ad un adattamento cinematografico tanta è la somiglianza con il pilota, alla serie BBC "The Worst Week Of My Life",
il film non ne possiede il contegno tipicamente british, che rende
esilarante e non semplicemente patetico, il susseguirsi di eventi
tragicomici inflitti ai personaggi. L'ambientazione, uno degli aspetti
più riusciti della pellicola, di una Milano improvvisamente calda e
sognante, ricorda quella di “Happy Family”, con il personaggio di Giorgio a spasso per la città in vespa come Ezio in bicicletta. Non a caso il regista Alessandro Genovesi è l'autore
della sceneggiatura del film di Salvatores e Fabio De Luigi, il
protagonista di entrambi i film. Persino il padre della sposa Giorgio (Antonio Catania), assomiglia pericolosamente al pater familias Jack Byrnes di "Ti presento i miei", provvisto come lui di un atteggiamento rigido e inutili manie.
Nonostante gli ottimi attori, tra tutti l'amicone molesto Ivano (Alessandro Siani) e Clara (Monica Guerritore),
bravissima nel suo primo ruolo comico, e l'indulgenza concessa ad
un'opera prima sul grande schermo, il processo di filtraggio della
pellicola alla caccia di qualche pietruzza dorata in un mare di
consuetudini, restituisce un setaccio così vuoto da vederci amaramente
attraverso.