La mafia non è più quella di una volta

La mafia non è più quella di una volta

Nel 2017, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Franco Maresco decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, la fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo”. A Letizia, Maresco sente il bisogno di affiancare una figura proveniente dall’altra parte della barricata: Ciccio Mira, già protagonista nel 2014 di Belluscone. Una storia siciliana. “Mitico” organizzatore di feste di piazza, nei pochi anni che separano i due film Mira sembra cambiato, forse cerca un riscatto, come uomo e come manager, al punto da organizzare un singolare evento allo Zen di Palermo, “I neomelodici per Falcone e Borsellino”. Eppure le sue parole tradiscono ancora una certa nostalgia per “la mafia di una volta”. Intanto, visitando le celebrazioni dei martiri dell’antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
La mafia non è più quella di una volta
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Istituto Luce Cinecittà
DURATA
105 min.
USCITA CINEMA
12/09/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Marco Triolo
 
Franco Maresco torna ancora una volta nella sua Palermo per un sequel ideale di Belluscone – Una storia siciliana. La mafia non è più quella di una volta porta avanti molte delle ossessioni del suo cinema, e combina in maniera abbastanza magistrale realtà documentaristica e finzione cinematografica per dipingere un ritratto allo stesso tempo esilarante e desolante della città, della Sicilia e dell’Italia. Un luogo in cui la memoria, anche degli eroi o dei fatti che ne hanno segnato la storia, non dura a lungo. E, anche quando non sparisce del tutto, generalmente viene ribaltata e traviata, fino alla perdita del suo senso.
 
Maresco segue ancora una volta l’imprenditore e organizzatore di eventi Ciccio Mira, impegnato stavolta a organizzare un’improbabile manifestazione neomelodica dedicata a Falcone e Borsellino nel venticinquesimo anniversario delle loro morti per mano mafiosa. Come se già questo non fosse abbastanza delirante, Mira ha intenzione di organizzare la festa nel quartiere ZEN, “il Bronx di Palermo”, come lo definisce lo stesso regista nel film. Contemporaneamente, Maresco sta alle calcagna della fotografa Letizia Battaglia, da decenni impegnata, prima con i suoi servizi fotografici e poi in politica, sul fronte della lotta alla mafia. Due punti di vista opposti: quello dell'imprenditore omertoso e opportunista e quello di una persona che ha dato tutto a una battaglia impossibile da vincere.
 
Il gusto per il grottesco del regista fa sì che La mafia non è più quella di una volta cavalchi la sottile linea tra comico e tragico con una finezza invidiabile. Da una parte c’è un vero circo di freak, quello messo in piedi da Mira e popolato di individui talmente bizzarri che il confine tra realtà e finzione si fa in certi punti offuscato. Dall’altra c’è invece il senso di colpa dato dalla realizzazione che stiamo ridendo di piccole e grandi tragedie, sia umane che nazionali.
 
Non si può scherzare, in effetti, sul modo capillare in cui la mafia controlla la Sicilia e non solo. Non si può scherzare sull’omertà che impedisce alle persone anche solo di riconoscere l’esistenza di un problema. Non si può ridere della deriva che questo Paese sta prendendo anche per colpa di problemi endemici che non siamo mai riusciti a estirpare. Eppure Maresco scherza su tutto questo, e lo fa proprio per mettere in evidenza il ridicolo e farci fare un passo indietro, per vedere noi stessi dall’esterno. Le nostre piccolezze, paure, la violenza e la profonda ignoranza e miseria.
 
L’Italia ai raggi X. E il referto della radiografia ci presenta un popolo incapace di prendersi sul serio e di concepire l’esistenza di un futuro, al di là della pura sopravvivenza quotidiana. Un senso ultimo che ci sfugge e, finché sarà così, per noi non ci sarà alcuna speranza.