La battaglia dei tre regni
Anno 208: sono i giorni finali della dominazione della dinastia Han. Il primo ministro Cao Cao convince l'imperatore che l'unico modo per riunire tutta la Cina è dichiarare guerra ai regni confinanti di Shu e di Wu dell'Est: parte così una campagna militare d'inedite proporzioni, condotta dallo stesso Cao Cao. Per contrastare le forze che li stringono sotto assedio, i due regni attaccati decidono di stringere un'alleanza. Sarà l'inizio di una guerra combattuta per terra e sulle acque del fiume Yangtze, che culminerà nella Battaglia delle Scogliere Rosse, il cui andamento segnerà tutta la storia della Cina a venire.
Dopo aver visto il suo estro cinematografico imbrigliato in un prodotto di assoluta routine con "Paycheck" (id., 2003), John Woo ha
deciso di tornare in Oriente per dirigere un colossal da più di 80
milioni di dollari, a detta di molti il più grande budget della storia
del cinema cinese.
Quelli che nel mercato asiatico sono usciti come due episodi separati
della durata di due ore ciascuno, in Occidente diventano un unico
lungometraggio di due ore e mezzo, che racchiude le linee narrative
principali del poema epico da cui è tratto.
"La battaglia dei tre regni"
(Chi bi xia: Jue zhan tian xia, 2009) è senza dubbio uno dei migliori
lungometraggi di quello che possiamo ancora considerare un maestro di
cinema d'azione. Pur avendo a disposizione scenografie, costumi e
setting di grandezza spropositata, Woo non si perde in riprese inutili
ed organizza la messa in scena secondo le coordinate del suo cinema più
spettacolare: montaggio serratissimo, movimenti di macchina
vertiginosi, potenza spettacolare estesa alla massima potenza. Il film
è un susseguirsi praticamente ininterrotto di immagini infuocate, che
abbagliano nella loro bellezza: le scene di battaglia sono, come nei
lavori più riusciti di Woo, delle coreografie di incredibile efficacia.
Dopo un periodo in cui il suo genio sembrava almeno parzialmente assopito, John Woo
torna ad entusiasmare con un film che coniuga al meglio l'epica e la
spettacolarità del racconto classico con l'estetica violenta e
portentosa dei suoi capolavori: da "The Killer" (Dip huet seung hung, 1989), a "Bullet in the Head" (Die xue jie tou, 1990), da "Face/Off" (id., 1997) a "Mission: Impossible 2"
(id., 2000), tutta la potenza espressiva del suo cinema adrenalinico
viene in qualche modo riproposta ne "La battaglia dei tre regni", che
appunto come detto prima riesce anche a valorizzare al massimo la
ricostruzione storico/scenografica.
Per chi ha amato il John Woo più
lontano nel tempo, questa sua nuova pellicola non può che rappresentare
un infuocato ed avvincente tuffo nel passato, dove la sua arte
consisteva nella perfetta e portentosa fusione di immagine e
movimento. Abbiamo ritrovato un autore con la "A" maiuscola, e di
questo non possiamo che essergliene grati.