Insidious: L'ultima chiave
Le menti creative dietro il successo della trilogia di Insidious tornano con Insidious: L’ultima chiave e torna anche Lin Shaye nella parte della dottoressa Elise Rainier, la brillante parapsicologa che stavolta deve affrontare la sua ossessione più terribile, proprio all’interno della sua famiglia.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Insidious: The Last Key
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
103 min.
USCITA CINEMA
18/01/2018
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2018
di Mattia Pasquini
Nel 2010 l'Insidious di James Wan era stato un interessante new entry in un panorama troppo affollato di scopiazzature e di insistite ripetizioni di modelli apparsi come fugaci novità, dal 2015 però il produttore (oltre che regista) malese naturalizzato australiano ha deciso di replicare il precedente dei propri Saw e Conjuring e realizzare gli immancabili sequel e prequel della vicenda della sensitiva Elise Rainier di Lin Shaye… fino a farne 'franchise' - nel bene e nel male - con l'ultimo arrivato: Insidious - L'ultima chiave, diretto da Adam Robitel.
Un'ottima palestra per lo sceneggiatore del sesto Paranormal Activity (Dimensione fantasma) che con questa prova arricchisce il suo nutrito quanto trascurabile curriculum di autore, regista, produttore, montatore di video, corti e documentari. Un film che si dirige da solo, verrebbe da pensare, quello scritto dallo stesso Leigh Whannell dei precedenti, eppure fare di peggio sarebbe stato facile. Per fortuna (?) la scelta di dare più spazio alla componente 'leggera' rappresentata dal duo di aiutanti, qui decisamente cresciuto e visibile, come anche quella di rendere la vera e assoluta protagonista della quadrilogia sempre più potente e risolutiva, tolgono preventivamente eventuali castagne dal fuoco.
Di nuovo c'è poco, per il resto. Di nuovo vediamo rispettato uno schema narrativo che esige il duplice aiuto, di un viaggiatore terreno e di un trapassato benevolente, al quale qui si aggiunge una ambiguità ulteriore - tra vita e morte - che forse è tra i pochi elementi che possano giustificare un ulteriore prequel-sequel dopo quello del 2015, piuttosto inessenziale. Insieme, ovviamente, al mostro di turno: il KeyFace dall'aspetto inquietante e fantastico (nel senso in cui lo era il Fauno di Guillermo del Toro), e dalle caratteristiche tanto semplici quanto indovinate.
Si parla anche di "demoni vivi e vegeti" alla 'Amityville' stavolta, ma lo sviluppo didascalico e retorico risulta superfluo una volta esaurita la necessità dello spunto. Molte premesse, insomma, alcune delle quali sulla carta interessanti e promettenti, risolte invece in maniera decisamente prevedibile da un film che evidenzia maggiori spettacolarità e cura, soprattutto visivamente. Ma nel quale lo sfruttamento del personaggio - difficile da 'uccidere' per vari motivi - spinge verso una serialità fin troppo televisiva.