Il mio migliore incubo!
Agathe (Isabelle Huppert) vive con figlio e marito (André Dussolier) in un ricco appartamento. Patrick (Benoit Poelvoorde), invece, vive con suo figlio nel retro di un furgone. Sono due persone diametralmente opposte e non tollerano l'uno la vista dell'altro. Non avrebbero mai voluto incontrarsi, ma i loro figli sono inseparabili. Alla fine capiranno perché. Sesso e lotta di classe per una commedia al servizio di grandi attori.
Complessa senza essere pesante, apparentemente discriminatoria ma invece
capace di stabilire criteri equi persino nella rigidità della lotta di
classe. "Mon Pire Cauchemar" (Il mio peggior incubo), commedia francese di Anne Fontaine fuori concorso al Festival di Roma, colpisce con la sottigliezza di
ritratti psicologici garbati da commedia umana e ironia sofisticata e
mai banale. Ancora una volta sono i bambini, pensiamo a “Carnage”,
questa volta con l'assenza di strutture interpretative precostituite, il
pretesto per forzare il coperchio delle pose e delle incrollabili
rigidità del mondo degli adulti. Agathe (Isabelle Huppert)e François (André Dussolier), sono una coppia benestante dall'intellettualismo di sinistra ed una certa freddezza emotiva confusa con il contegno, entrata in collisione, grazie all'amicizia dei figli, con lo scapestrato, ubriacone e spirito libero, Patrick (Benoit Poelvvorde).
La collisione del basso con l'alto produce una girandola di
eventi comici e una ridiscussione generale dei parametri sui quali si
basa la felicità di tutti gli attori in gioco, democraticamente
imprigionati in ruoli che essi stessi hanno deciso di recitare senza
ammettere deroghe. La commedia di Anne Fontaine, prosegue però oltre la soglia del semplice crollo delle maschere sociali come scioglimento finale e si addentra nel
difficile dinamismo della presa di coscienza identitaria di ritratti
umani colorati e autentici finalmente vicini alla naturale inclinazione.
La parabola discensionale e ascensionale di ciascun personaggio è
semplicemente ben studiata e mai incline agli eccessi del grottesco, in
una sofisticata alchimia di tratti originali che rende l'innamoramento
di una snob efficiente verso un terribile incapace alcolizzato,
un'utopia possibile.