Ho ucciso Napoleone

Ho ucciso Napoleone

Nel giro di ventiquattrore la vita di Anita, single e brillante manager in carriera, viene spazzata via da un uragano di guai. Il lavoro, l’amore, il futuro, tutto in macerie nel giro di un giorno. Anita si ritrova seduta sull’altalena di un parco giochi licenziata in tronco e incinta del suo capo, suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia. Ma Anita è come un sofficino congelato, per conservarsi si è fatta fredda, glaciale. Senza scendere a compromessi, pretende che tutto torni come prima, il suo lavoro, la sua vita,la sua libertà di single senza figli. E perché questo accada è necessario ordire un piano di vendetta raffinata e senza scrupoli. Ma a volte accade che anche il piano perfetto vacilli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l’imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio. Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo e scongelare il sofficino che ha messo al posto del cuore. Quando la sua bambina nascerà, Anita sarà una persona diversa.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Ho ucciso Napoleone
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
90 min.
USCITA CINEMA
26/03/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Alessia Laudati

Micaela Ramazzotti rifugge le sfumature umorali giÀ interpretate al cinema, come il candore della svampita oppure la sensualitÀ da femme fatale, per impersonare una donna moderna, cinica e ironica, che gradualmente infrange tutti gli stereotipi femminili contemporanei.

É una piacevole seconda opera quella firmata dalla giovanissima Giorgia Farina, giÀ apprezzata nel noir Amiche da morire e presentata in anteprima mondiale al Bif&st 2015. Nella cornice dorata del Teatro Petruzzelli di Bari, la regista romana firma ancora una volta una commedia graffiante e dai risvolti piÙ cupi, che ha il coraggio di costruire un personaggio femminile grintoso e anticonvenzionale.

Infatti, buona parte del fascino del film si regge sui primi piani di Anita (Micaela Ramazzotti) una giovane donna in carriera, amante del proprio lavoro, indipendente e cinica e lontana da qualunque stereotipo femminile, che intrappola in una serie di tic irresistibili tutte le nevrosi della propria diversitÀ. La scena È tutta esclusivamente sua, ed È davvero difficile non cedere al magnetismo di un testo dalla verve umoristica che non scivola nel dramma nÉ nella macchietta, per conservare sempre una vena fresca e graffiante.

Fa piacere insomma notare che il cinema al femminile, ma non realizzato esclusivamente per le donne, abbia trovato un proprio talento specifico nel realizzare caratteri fuori dai clichÉ della donna romantica ad ogni costo, madre calorosa sopra ogni criticabilitÀ, oppure femme fatale per penuria di valide alternative. In questo senso la seconda prova della Farina È una brillante conferma che dimostra da un lato, un immaginario nuovo dove spicca una cura per la caratterizzazione estetica dei protagonisti che aggiunge estro alla favola nera di Ho ucciso Napoleone, e dall’altro, anche un’estrema sicurezza nel mescolare alla commedia sentimentale a un humor nero vivacissimo che porta il pubblico fuori dall’aria viziata della commedia volgarotta o claustrofobicamente borghese.

Eppure, questo tipo di cinema non È efficace solo nei confronti dell’esplorazione di una femminilitÀ altra o di una parabola identitaria che tocca delle tappe di senso senza caramellarsi eccessivamente, anche i personaggi maschili, interpretati magistralmente da Libero De Rienzo e Adriano Giannini, hanno ritmo e vivacitÀ. E si ride, tanto.