Lei

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In un futuro non troppo lontano, Theodore, scrittore asociale, acquista un sistema operativo, chiamata Samantha, che soddisfa tutti i bisogni del cliente. Col passare del tempo, Theodore legherà in modo romantico e sentimentale col sistema operativo.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Her
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
120 min.
USCITA CINEMA
13/03/2014
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2014
di Adriano Ercolani

Al nuovo film di Spike Jonze tocca in partenza un destino piuttosto ingrato, quello di arrivare dopo un capolavoro – forse ancora non del tutto compreso – come Nel paese delle creature selvagge. Se il paragone con l’opera precedente È solitamente un’analisi ingenerosa e non sempre utile per capire un film, stavolta perÒ È piuttosto esplicativa del diverso approccio del cineasta alla materia trattata.

Nel paese delle creature selvagge ed Her sono infatti due lungometraggi diametralmente opposti nel tentativo di raccontare le dinamiche dell’animo umano. Dove nell’altro la vita interiore del giovane protagonista Max veniva messa in scena con una potenza simbolica folgorante quanto oscura, frammentata, volutamente “aperta” ad essere riempita dall’esperienza personale degli spettatori, in questa sua nuova fatica la psicologia del personaggio principale, Theodore, viene minuziosamente raccontata, esposta passo dopo passo nel suo arco narrativo. La storia d’amore tra l’uomo e il sistema operativo che funge da fulcro narrativo È descritta con sorprendente coerenza e veritÀ di sentimenti, ma allo stesso modo con una specificitÀ che non lascia nulla all’immaginazione del pubblico, e questo alla lunga diventa un piccolo limite di Her. La possibilitÀ di godere del non detto, di riempire dei piccoli spazi vuoti in cui inserire magari anche erroneamente il proprio desiderio inconscio È qualcosa che a questo film di Jonze manca. Sotto questo punto di vista viene alla mente un altro piccolo grande gioiello di commedia intimista quale Lars e una ragazza tutta sua con Ryan Gosling, che trattava un tema per certi versi simile e aveva uno script calibratissimo nel non “raccontare” troppo le emozioni e le mancanze dei personaggi.

Detto questo perÒ Her rimane in assoluto un’opera pienamente riuscita, sia a livello visivo – grandiosa la confezione che si avvale di una fotografia, delle musiche e dei setting notevolissimi – che soprattutto nella direzione degli attori. Joaquin Phoenix nel ruolo di Theodore oltre che bravissimo È addirittura sorprendente nella gestione dei toni piÙ leggeri e poetici del personaggio. A fargli da perfetto supporto un trio di attrici speculari e totalmente efficaci come Olivia Wilde, Rooney Mara e soprattutto Amy Adams: ricordare i duetti raggelanti tra lei e Phoenix nel recente The Master di Paul Thomas Anderson e ritrovarli affiatatissimi come amici rende benissimo lo spessore delle capacitÀ di entrambi. E poi c’È Scarlett Johansson, o meglio la voce che regala al (non) personaggio di Samantha, che sarebbe meglio poter gustare in lingua originale per non perdere la grandissima prova dell'attrice.
di Adriano Ercolani

Her non È dunque il miglior film di Jonze, ma rimane comunque un lungometraggio densissimo, poetico, sincero anche nella sana ambiguitÀ della storia che vuole raccontare, e nel modo in cui sceglie di farlo. A Spike non possiamo che regalare il nostro soddisfatto saluto di bentornato.