Hara-Kiri: Death of a Samurai

Hara-Kiri: Death of a Samurai

Remake del film del '62, ambientato nel Giappone del XVII° secolo, che si apre con il crollo del clan per il quale operava Hanshiro Tsugumo. Il samurai, ora disoccupato, arriva presso la residenza di Lord Iyi chiedendo il permesso di compiere suicidio rituale all'interno della proprietà. Gli uomini del clan di Iyi, credendo che il disperato ronin sia giunto lì solo per chiedere la carità, lo spingono a fare harakiri davanti ai loro occhi, sottovalutando però il suo onore e il suo passato.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Ichimei
GENERE
NAZIONE
Giappone
REGIA
CAST
DURATA
126 min.
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Giappone del 1600. Tra i samurai in disgrazia inizia a circolare un metodo per impietosire i signori della guerra e mettere insieme qualche soldo: chiedere l'imbarazzante favore di poter compiere il suicidio rituale nella loro dimora. Ovviamente tutti si rifiutano e per non perdere la faccia offrono una piccola somma al samurai. Tutti tranne uno, che rigidamente pretende che la figura del samurai non venga infangata da questi inganni.

Da questo assunto parte "Ichimei", ultimo film di Takashi Miike che già a Venezia si era dilettato a esplorare il mondo dell'antico Giappone con "13 assassini" e che qui a Cannes ci riprova sempre in concorso, con un tragico melodramma iperestetizzante. Un Miike lontano dal suo cinema abituale, quindi, e che questa volta sbaglia tutto, realizzando un film che nel suo programmatico gusto elegiaco si crogiola fino al parossismo, risultando alla fine noiosissimo e pesante. Anche visivamente le cose non vanno molto meglio, paradossalmente proprio a causa della continua ricerca della composizione perfetta nell'inquadratura, scelta che appesantisce ulteriormente la già difficile visione.

Ma la cosa che lascia davvero sorpresi è l'assoluta mancanza di una qualsivoglia tesi finale nel film, estremamente confuso tra onore e vendetta. Ultima annotazione: per ragioni non pervenute Miike ha girato in 3D. Se si continuerà a usare questa tecnologia per il puro gusto di farlo e senza una visione precisa, ne verrà ben presto decretata la morte.

di Alessandro De Simone