

Gli infedeli

L'infedeltà maschile e le sue variazioni analizzate dal punto di vista di sette registi.

Un film a episodi, a tema, diretto da diversi registi, e costruito su una celebre coppia d'attori. Sulla carta, un progetto che ricorda alcune perle del cinema degli anni Sessanta (da “Boccaccio '70” a “RoGoPaG”, passando per “Paris vu par…”).
Un collegamento richiamato poi dalla decappottabile rossa d'epoca che
apre la pellicola o dalla musica e grafica dei titoli di testa. Ma i
riferimenti finiscono qui. “Gli infedeli” (sette variazioni sul tema, tutte interpretate da Jean Dujardin e Gilles Lellouche,
che si riservano inoltre la regia dell'ultimo capitolo) è infatti opera
assolutamente contemporanea. Lo è nel suo alternare la cinica ironia
dei due protagonisti con uno sguardo a volte molto lucido su una
triste e amara quotidianità di tante tipiche coppie borghesi di oggi,
fatta di insoddisfazioni, frustrazioni e tanta menzogna. Ma anche nel non voler prendere in fondo una posizione sulla realtà che si vuol descrivere e raccontare.
Emblematico in tal senso è proprio l'ultimo episodio, in cui i due
uomini già protagonisti del prologo, impenitenti dongiovanni con mogli e
figli a casa ad aspettarli dopo le frequenti notti a base di sesso
adulterino, decidono di “farsi Las Vegas” per scoprirsi poi [ATTENZIONE SPOILER],
dopo una serata senza freni, omosessuali e innamorati l'uno dell'altro.
E diventare quindi una celebrità locale, grazie a spettacoli
all'insegna di un gusto assolutamente queer. [FINE SPOILER]
In questo capitolo conclusivo c'è un po' tutto lo spirito del film, i suoi limiti e i suoi pregi. Il difetto maggiore dell'intera operazione è la continua alternanza tra farsesco e realistico.
Alcuni brevi episodi sono puri e semplici sketch comici basati su
un'unica idea, altri invece sono cortometraggi in cui si cerca di
analizzare con uno sguardo lucido e non superficiale un tema come quello
dell'infedeltà, delineandone con una certa precisione psicologica i
protagonisti. Dalla triste parabola di un maturo dentista che si
invaghisce di una sua giovanissima paziente, alla coppia che in una
notte rivelatoria si confida i rispettivi tradimenti. Passando per il
tragicomico ritratto di un professionista, fuori città per un convegno,
alla ricerca spasmodica di un fugace flirt (quest'ultimo è diretto da Michel Hazanavicius, grazie a cui Dujardin ha vinto l'Oscar per “The Artist”).
di Guglielmo Maggioni