Frozen
Una divertente giornata di sci si trasforma in un incubo per tre snowboarders quando restano bloccati sulla seggiovia prima della loro ultima discesa. Dopo che le luci dell'impianto sciisctico vengono spente, i tre realizzano con orrore di essere stati abbandonati sospesi nel vuoto a svariati metri da terra senza alcuna possibilità di scendere. Con il resort chiuso fino al successivo weekend e lo spettro dell'ipotermia che avanza già in atto, il trio è costretto a prendere misure disperate per fuggire dalla montagna prima di morire congelato.
“Frozen” è un thriller che fareste meglio ad evitare se avete in programma di andare a sciare nelle prossime settimane. Il primo riferimento che salta alla mente è “Open Water”,
altro film che faceva dell'unità di luogo il suo punto forte, e poneva
due personaggi in una situazione estrema da cui parrebbe impossibile
uscire vivi. Adam Green ha preso lo stesso canovaccio – compreso un errore molto simile che da
il là al film – e lo ha trasportato dalle acque dell'oceano a una
seggiovia bloccata in mezzo a una pista abbandonata.
La trama, in soldoni: gli amici di una vita Joe e Dan, e la fidanzata di quest'ultimo, Parker,
sono in montagna per un weekend all'insegna dello sci. Una sera
convincono l'operatore della seggiovia a lasciarli salire per un'ultima
discesa, nonostante l'impianto stia per chiudere. Ma un calcolo errato
porta alla chiusura dell'impianto prima che i tre possano smontare dalla
loro seggiola, bloccandoli così nel mezzo del nulla, con la prospettiva
di rimanerci per una settimana: è infatti domenica, e gli impianti non
verranno riaperti prima del venerdì seguente. Il gelo attanaglia i tre
protagonisti, e come se non bastasse altri e più angoscianti pericoli
sono in agguato.
Vi siete mai chiesti cosa fareste in una situazione davvero
disperata? Lottereste fino allo stremo delle vostre forze, oppure vi
lascereste andare? E' questa la domanda che sembra porsi Green,
che non esita a svuotare quasi completamente di speranza i
protagonisti, costringendoli a decisioni brutali e al limite della
follia. E proprio questo sembra essere il tema portante dell'opera: lo
sintetizza alla perfezione Parker, quando cita le indimenticabili
immagini dell'11 Settembre, con la gente che si lanciava dalle finestre
delle Twin Towers. Si parla dunque di scelte, ma si parla anche di alternative:
se l'alternativa è morire congelati a poco a poco su una seggiovia
isolata, non è forse preferibile tentare di raggiungere la salvezza o
almeno morire provando? La risposta è naturalmente sì, e proprio questo è
il motore del film.
“Frozen” non è per tutti, ma la bravura dei tre giovani attori – Shawn Ashmore, Emma Bell e Kevin Zegers – e una regia sicura e priva di tutti quegli inutili abbellimenti da
videoclip che affliggono l'horror di oggi, fanno dell'opera di Green un
oggetto di valore. Non abbiamo parlato di horror a caso: non mancano
effettacci e mostri, anche se non sovrannaturali. “Frozen” è dunque un must per gli appassionati del genere, anche se persino i fan dell'horror più viscerale si ritroveranno in difficoltà di fronte alle scene più intollerabili. Siete pronti ad accettare la sfida?