Fiore

Fiore

Carcere minorile. Daphne, detenuta per rapina, si innamora di Josh, anche lui giovane rapinatore. In carcere i maschi e le femmine non si possono incontrare e l'amore è vietato: la relazione di Daphne e Josh vive solo di sguardi da una cella all’altra, brevi conversazioni attraverso le sbarre e lettere clandestine. Il carcere non è più solo privazione della libertà ma diventa anche mancanza d'amore. Fiore è il racconto del desiderio d'amore di una ragazza adolescente e della forza di un sentimento che infrange ogni legge.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Fiore
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
25/05/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
di Alessia Laudati

Un film che ha sempre il broncio, perché in questa posa è continamente corrotta l’espressione dei ragazzi di borgata che Claudio Giovannesi torna a descrivere dopo la bella prova di Alì ha gli occhi azzurri.

Fiore, di puro, anzi di epuratorio, ha il processo che investe i sentimenti di un gruppo di adolescenti condannati al riformatorio, quando davanti alla loro totale espressione viene posto un limite di tempo e spazio deciso da altri.

Questo fa il carcere alle persone e Giovannesi parte da stati d'animo reali - desiderio, amore, solitudine - per riscoprirli però in una chiave molto più essenziale. Perché l'esperienza della reclusione li estremizza, l'età precoce li vede nascere per la prima volta e l'appartenenza al ceto popolare li caratterizza secondo un'autenticità del tutto particolare.

Del resto, il tema dell'innocenza delle borgate in contrapposizione a una cultura interclassista omologante e annichilente sia nei confronti delle differenze di classe che dei bisogni, è un argomento molto caro al nostro cinema e alla nostra letteratura. Ed è innegabile l'intento di alcuni registi contemporanei di aggiornare questo oggetto di racconto cercando di descrivere l'animo delle borgate italiche e come vivono, pensano e soffrono le persone che le abitano oggi.

A volte, come nel bellissimo Non essere cattivo di Claudio Caligari per rimanere in un contesto romano-laziale, questo tipo di aggiornamento è maggiormente ricco di un'analisi sociologica; altre, e Fiore ne è l'esempio, l'interesse è meno lucido e spietato e allo stesso tempo più concentrato sull'universo emotivo-sentimentale dei suoi protagonisti, tutti giovanissimi e fragili.

Succede così per la storia di Daphne (Daphne Scoccia), una ragazzina sbandata come tante che cerca di mettere ordine nel proprio miscuglio di emozioni esaltate dalla prigionia forzata e dal fatto che non possa vivere in pienezza la cotta nei confronti di Josh (Josciua Algeri); altro detenuto del braccio maschile.

E allora Fiore è un film che consegna più di uno spunto interessante sul mondo degli adolescenti - un certo tipo di adolescenti - e qualche riflessione in più - non sempre dal profilo positivo - sul funzionamento del sistema carcerario minorile.
 
Magnifico - sul lato emotivo - è per esempio il lavoro fatto tra l’attrice protagonista e il personaggio di Valerio Mastandrea, che nel film ha il ruolo del papà ex carcerato di Daphne. Un rapporto atipico segnato dalla sete quasi vendicativa della figlia, che cerca in tutti i modi – nonostante lui stia cercando di rifarsi una vita – di attiralo nel proprio mondo purgatoriale, pur di averlo vicino, pur di non sentirsi ancora sola dietro le sbarre.

Interessante invece - dal punto di vista più sociologico - quanto visto seguendo le ribellioni di Daphne e di un gruppo di teenager quasi tutti esordienti, dove si finisce per approdare poi in un mondo tutto sommato innocente dove spesso la vera durezza - di chi ha potere e mezzi per costruire un'alternativa - non è di certo la loro. Piuttosto, la cruciale responsabilità sembra essere quella di un sistema di pena che con i più giovani non riesce a farsi processo rieducativo e spesso finisce per applicare le sue regole con eccessiva omogeneità e senza cogliere quei piccoli segnali, come la nascita inaspettata di un amore, di un fiore tra il cemento sterile delle celle, che anche in luogo arido come il carcere possano invece parlare di singolarità e di riscatto personale.