

Dream House

Poco dopo essere fuggiti dalla frenesia di New York traslocando nella nuova e a quanto sembra idilliaca casa nel Connecticut, una famiglia scopre che tempo prima degli abitanti del luogo sono stati brutalmente massacrati. Ben presto l' inquietante passato tornerà a perseguitare i nuovi inquilini.

Will Atenton (Daniel Craig) ha scelto di vivere in una vecchia e affascinante casa alla periferia di New York con sua moglie Libby (Rachel Weisz)
e le sue due figliolette. Ben presto però intorno alla nuova abitazione
cominciano ad apparire uomini misteriosi, che mettono in seria
apprensione la famiglia.
Will scopre allora che prima di loro viveva tra quelle mura un uomo che
in preda a un raptus aveva trucidato l'intera famiglia ed era stato
rinchiuso in un istituto psichiatrico. Atenton si mette sulle tracce del
precedente proprietario della casa, e comincia a scoprire cose di cui
mai avrebbe voluto venire a conoscenza…
Tra la fine degli anni '80 e l'inizio del decennio successivo il regista irlandese Jim Sheridan è stato uno dei nomi più importanti del panorama cinematografico
internazionale, con i suoi melodrammi vibranti e il suo impegno civile.
Candidato due volte all'Oscar per la regia di “Il mio piede sinistro” e “In the Name of the Father”,
Sheridan sapeva maneggiare come pochissimi altri cineasti le corde del
sentimento. Col tempo però la sua vena poetica si è vistosamente
affievolita – meritano però almeno una citazione altri due ottimi film
come “The Boxer” e “In America” – e l'arrivo di questo suo nuovo “Dream House” conferma purtroppo tale tendenza. Il film parte come un thriller che difficilmente poteva montare su una trama tanto scontata.
Quando si arriva al twist di metà storia almeno si passa da un genere
che Sheridan dimostra di non saper proprio mettere in scena al più
consono studio della psiche e del dolore del protagonista.
Aiutato anche dal sempre efficace Daniel Craig, il regista allora compone un
quadro melodrammatico di una figura distrutta dal dolore che, seppur
non originale, almeno si rivela efficace e ben orchestrato. Alla fine però la sceneggiatura scritta da David Loucka torna a muoversi sulle corde del thriller, franando completamente in
una trama insulsa e in colpi di scena che proprio non ci sono.
Per quanto riguarda il cast abbiamo già detto di Craig, interprete
sempre più maturo e capace di “riempire” ruoli anche non esaltanti.
Molto mal adoperate le altre due protagoniste Rachel Weisz e soprattutto Naomi Watts, così come due caratteristi abusatissimi come Marton Csokas e Elias Koteas.
Basato su uno script che necessitava di ben altro lavoro di costruzione a livello puramente narrativo – i risvolti della trama si capiscono immediatamente, complice però anche un trailer che spoilera davvero troppo! – “Dream House” è un film che funziona in minima parte soltanto quando mira alla dimensione drammatica delle figure inscenate. Per il resto è cinema confuso e poco efficace. A vedere cosa sapeva fare un tempo e cosa combina invece adesso Jim Sheridan ci si stringe il cuore…
di Adriano Ercolani