Dickens: L'uomo che inventò il Natale
Il tortuoso viaggio che ha portato alla creazione del personaggio di Ebenezer Scrooge, del piccolo Tim e degli altri famosi protagonisti di Canto di Natale di Charles Dickens. Lo scrittore inglese ha mescolato momenti della sua vita reale ed elementi fantastici per dare forma ai personaggi indimenticabili di un racconto senza tempo.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The Man Who Invented Christmas
GENERE
NAZIONE
Irlanda
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Notorious Pictures
DURATA
104 min.
USCITA CINEMA
21/12/2017
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Marco Triolo
“Il canto di Natale” di Charles Dickens è uno dei testi più adattati al cinema. Anche troppo. Ne esistono tantissime versioni, tra quelle fedeli (A Christmas Carol) e quelle ironiche (S.O.S. Fantasmi). Sembra non passare Natale senza che qualcuno si inventi di trasporre il celebre romanzo breve al cinema. Stavolta, però, se non altro il regista Bharat Nalluri ha realizzato qualcosa di metatestuale.
Dickens: L'uomo che inventò il Natale non è propriamente un adattamento de “Il canto di Natale” quanto un film biografico molto romanzato che ne narra la genesi. Nalluri entra nella testa di Dickens visualizzando gli spiriti che la popolano nel momento della creazione di un testo leggendario e cercando di rendere per immagini il processo creativo. Un compito che il regista svolge con un linguaggio che rasenta il teatrale in più di un'occasione, essendo quasi sempre ambientato in interni, tra la casa di Dickens, l'ufficio dei suoi editori e i locali frequentati dall'alta borghesia londinese di metà Ottocento.
Nalluri infonde al tutto una dose di movimento e azione: Dickens si muove in lungo e in largo per gli spazi che occupa, non sta mai fermo, è energico e cinetico. Si parla tanto quanto ci si muove in questo film. Non a caso ha scelto un attore come Dan Stevens, diventato famoso grazie a un ruolo in costume in Downton Abbey e poi passato a interpretare film popolari come La Bella e la Bestia (è l'irriconoscibile mostro del film) e The Guest, nonché la serie TV Legion. Accanto a lui c'è uno Scrooge (immaginario) perfetto, Christopher Plummer, che interpreta il ruolo più ricco di sfumature del film (è sia lo Scrooge del racconto che una proiezione della psiche dell'autore).
Il film risulta così leggero e godibile, ma proprio per questo tutto resta un po' in superficie, specialmente il tormento di Dickens legato al suo passato – che, come in ogni arco eroico che si rispetti, deve essere superato per vincere i propri limiti e raggiungere lo scopo, ovvero trovare il corretto finale per il romanzo. Non siamo dalle parti del cinema psicanalitico ma più da quelle dell'intrattenimento natalizio, dove tutto si deve risolvere senza strascichi entro un finale rassicurante e positivo. Un retrogusto televisivo che danneggia lievemente un'opera altrimenti dotata della grazia tipica della commedia britannica.