

Contre toi

Una ginecologa parigina torna a casa sconvolta dopo un'apparente vacanza. In realtà, la sera prima di partire è stata rapita da un uomo che ha un conto in sospeso con lei e che l'ha tenuta segregata per giorni. Hanno urlato, parlato, hanno cominciato a capirsi.

La storia di una vendetta che trasforma la vittima in carnefice e allo
stesso tempo quella del rapporto tra due anime che hanno totalmente
chiuso le porte al mondo, ma che finiscono per trovarsi e capirsi.
Questo è “Contre toi”, il film di Lola Doillon incentrato su sequestro messo in scena con un repertorio di
inquadrature potenti che tengono chi sta a guardare inchiodato alla
poltrona.
La giovane Doillon (figlia del regista Jacques) sceglie di raccontare la
sindrome di Stoccolma che coglie una donna in preda a un uomo
disperato. La sua arma segreta è proprio la protagonista, una sempre più
straordinaria Kristin Scott Thomas (attrice inglese che come sempre recita in francese fluente), capace di
esprimere alla perfezione le diverse sfumature emotive del suo
personaggio. Mentre la guardiamo chiusa per giorni in una cantina,
soffriamo con lei nei suoi pianti silenziosi, per poi passare ai momenti
in cui affronta apertamente il suo rapitore in duelli verbali,
rischiando di scatenare la sua follia. E la regista sceglie di
avventurarsi in interessanti percorsi narrativi, sviluppando la storia
di una donna che ha deciso di isolarsi così tanto al punto da non essere
cercata da nessuno, perfino nel momento in cui viene sequestrata.
E se la performance dell'attrice non smette nemmeno per un minuto di
essere impeccabile, la trama si fa meno originale nel momento in cui il
film decide di esplorare le ragioni del sequestratore. Eppure, dietro la
macchina da presa, la Doillon riesce continuamente a sprigionare
tensione, scegliendo diversi piani temporali (per tre quarti il film è
raccontato in flashback) e mostrando il dolore della protagonista che
vaga per la grande città guardandosi costantemente alle spalle
terrorizzata di imbattersi nuovamente nell'uomo che la ha rapita, lo
stesso a cui lei si è affezionata.
D'un tratto le prospettive vengono rovesciate in un ottimo spunto di
trama, sebbene si arriva a un finale che poteva decisamente osare di
più. E' come se la regista frenasse improvvisamente nel suo viaggio
nell'oscurità umana, per trovare a ogni costo una scorciatoia verso la
risoluzione dei fatti. Una piccola delusione dopo ottanta minuti
intensi.