Christine Cristina
Dopo aver vissuto alla corte francese di Carlo V dove il padre è astrologo e medico, l'italiana Cristina da Pizzano, conosciuta anche come Christine de Pisan, si ritrova abbandonata senza alcuna risorsa mentre imperversano le lotte tra Armagnacchi e Borgognoni Costretta a sopravvivere nel modno dei derelitti, scoprirà il proprio talento poetico garzie a Charleton, un cantastorie da osteria, e al teologo Gerson.
Dopo circa cinquant'anni passati davanti all'occhio della macchina da presa dei maestri più importanti del nostro cinema, Stefania Sandrelli
ha deciso di sperimentare le emozioni e le fatiche della regia. Con il
supporto di Giovanni Soldati e della curiosità che la distingue ha
quindi scavalcato quel muro che separa chi è guardato e raccontato da
chi guarda e racconta.
La spinta gliel'ha data una donna, Cristina da Pizzano, che nel periodo
di transizione dal Medioevo all'Umanesimo, dopo essere rimasta vedova e
con due bambini al seguito iniziò a scrivere versi che parlavano di
poveri e derelitti e, sfidando la prepotenza e la tirannia degli
accademici asserviti al potere, si misurò con un mestiere riservato
agli uomini.
Il ruolo di questa eroina, Stefania lo ha affidato alla figlia Amanda che
con la sua fierezza e il suo candore, rispondeva bene all'esigenza
materna di portare sullo schermo un personaggio forte e al tempo stesso
lieve. Una scelta onesta come è onesto il film "Christine - Cristina", che è stato girato con pochi soldi e tanto entusiasmo in otto settimane e sul set riaggiustato di un vecchio "San Francesco".
Il risultato, dignitoso, ha però le sue tare perché, trascurando
l'approfondimento storico e gli aspetti più dolorosi della vicenda, si
appiattisce nell'assenza di svolte narrative in nome di una leggerezza
che galleggia in superficie e a tratti scade nella monotonia. A
scuotere la scena ci pensano le apparizioni di Roberto Herlitzka che interpreta Pistorius, un uomo di potere che riconosce il talento di Cristina...
Forse un pizzico di audacia e qualche mezzo in più avrebbero potuto
aiutare la neo-regista a dare un carattere più incisivo e consistente
alla sua creatura che assume la forma di una favola, più televisiva che
cinematografica. Spuntando le armi bisogna però ammettere che nel film
si rintracciano quello sguardo infantile, svagato, ironico e quella
stravagante, vitale concretezza che da sempre contraddistinguono Stefania Sandrelli.
Ludovica Sanfelice