Blackhat

Blackhat

Ambientato nel mondo della criminalità informatica globale, Blackhat segue un detenuto in permesso che, insieme ai suoi soci americani e cinesi, è a caccia di una rete di criminalità informatica di alto livello da Chicago a Los Angeles a Hong Kong a Giacarta.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Blackhat
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
135 min.
USCITA CINEMA
12/03/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
Michael Mann scatenato muove la sua macchina da presa digitale come se nessuno prima di lui lo avesse mai fatto. Cerca costantemente la prospettiva perfetta. Fino all'ossessione. Allo stesso tempo sperimenta, scova ogni possibilitÀ di ripresa e rivoluziona qualsiasi logica visiva, velocizzando i movimenti o rallentandoli senza mai smettere di puntare al massimo della forza cinematografica. E naturalmente ci regala nuove sparatorie istantaneamente indimenticabili, sequenze che dovrebbero essere pubblicate a pagina uno di ogni manuale del cinema action. Ecco perchÉ di fronte al suo nuovo lavoro, il primo film che ci viene in mente È INLAND EMPIRE di David Lynch: decisamente poco lineare rispetto ai suoi capolavori del passato (si pensi a Mulholland Drive), ma allo stesso tempo ipnotico nella maniera piÙ assoluta. 
 
Non si riesce a staccare gli occhi di dosso da Blackhat nonostante la trama sembri scritta su un fazzoletto: c'È un hacker pericolosissimo a piede libero in grado di provocare attacchi terroristici o far crollare borse e terrorizzare i governi. E' cosÌ che gli americani si trovano costretti a collaborare con la Cina per catturare i responsabili. Per farlo hanno bisogno di un altro hacker che sta scontando quindici anni in galera (lo interpreta Chris Hemwsorth di cui si apprezza la volontÀ di costruire una carriera interessante, lontano dal suo Thor). Nel momento in cui presenta il fotogramma iniziale del film, Mann ci propone un patto: da una parte richiede pazienza e curiositÀ, dall'altra promette di ricordarci la vera forza del cinema, ormai gemma rara nei prodotti mainstream. 
 
Quel che il regista compie nella sua missione È tornare nella scia visiva e narrativa mostrata nel bellissimoMiami Vice (di cui questo film È il parente piÙ prossimo) ed elevarla, dimostrando di essere sempre uno dei maestri piÙ copiati (gli amanti di Nolan ne vedranno certamente le tracce tra panoramiche urbane e missioni notturne). Il suo Blackhat, che sarÀ probabilmente (e ingiustamente) marchiato come un "Mann minore" È in realtÀ l'evoluzione logica di un autore che vuole portare la sua forza visiva e narrativa nel terzo millennio prima che quello arrivi. 
 
Chi si aspetta un Collateral o un Heat resterÀ spiazzato, anche perchÉ il primo potentissimo colpo di pistola arriva dopo un'ora. Quello che perÒ il regista offre nei primi minuti È un attacco hacker mostrato in ogni suo passaggio con la macchina da presa che grazie alla computer grafica entra in sistemi elettronici e minuscoli circuiti. Niente di nuovo in apparenza (si pensa subito a Fincher), ma mai nessuno È riuscito a infettare gli effetti speciali con cosÌ tanta solenne tensione. Le strategie degli hacker ci vengono presentate come non le abbiamo viste in un qualsiasi episodio di NCIS: la Terza Guerra mondiale È attualmente in corso e la si combatte a colpi di tastiera. Nessuno lo ha raccontato cosÌ bene fino ad ora. 
di Pierpaolo Festa