Bad Boys for Life
I detective Mike Lowrey (Will Smith) e Marcus Burnett (Martin Lawrence) tornano per un'ultima avventura insieme. In preda alla crisi di mezza età, entrano in una nuova squadra della polizia di Miami, incaricata di catturare lo spietato Armando Armas, capo di un cartello della droga.
VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Bad Boys for Life
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DURATA
123 min.
USCITA CINEMA
20/02/2020
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2020
di Pierpaolo Festa
Diciamo la verità, per chi è cresciuto negli Novanta, Bad Boys è stato uno degli ultimi polizieschi in grado di lasciare il segno da blockbuster. In tutti i suoi eccessi. Prima della nuova era di serialità cinematografica, ai due eroici Bad Boys di Miami bastava un distintivo per salvare il mondo. E non era necessario indossare spandex.
Il film del 1995 è stata l’opera prima di Michael Bay, regista diventato immediatamente colonna portante dell'action americano a cavallo tra i due millenni. "L’Anticristo" per i cinefili. Un filmmaker che soltanto negli ultimi anni è stato riconosciuto “autore” del cinema adrenalinico. Quel Bad Boys è stata anche la pellicola che ha lanciato la carriera cinematografica dell’allora ventisettenne Will Smith, trasformato in superstar dopo anni di rap e lavoro nella sit-com Il principe di Bel-Air.
Questo terzo Bad Boys for Life - arrivato a venticinque anni dall’originale e diciassette dal secondo film, orfano di Bay, che comunque dà la sua benedizione alla saga - va oltre la trilogia. Se il pubblico si fiderà, diventerà altro. Perché adesso il franchise subisce il "trattamento Fast and Furious”, con lo spettatore costantemente bombardato dal concetto di “famiglia” all’interno della narrazione. Gli agenti Lowrey e Burnett sono ormai sopra i cinquanta. Uno è appena diventato nonno: ha la lacrima facile e pensa di andare in pensione al più presto. L’altro è vulnerabile come mai prima: non più un Superman nel fisico, e anche dentro di sé lotta con traumi e frustrazioni legate alla sua solitudine. "Famiglia" è il dipartimento della polizia di Miami con il capitano interpretato da Joe Pantoliano che parlando del personaggio di Will Smith rivela: “è come un figlio per me”. "Famiglia" sono anche i cattivi: una madre e un figlio che sembrano usciti da Gomorra - La serie (sono naturalmente messicani) e che giurano vendetta e morte al personaggio di Smith per eventi legati al passato.
Azione e soap da bromance che domina il rapporto tra i due protagonisti si intersecano in maniera solida. L'arma segreta è lo humour impeccabile: se è vero che la prima cosa a cui si pensa davanti alle parole "Bad Boys" è Will Smith, è anche vero che il cuore della saga è Martin Lawrence. È lui il primo a volersi prendere in giro, di nuovo in azione con qualche chilo in più ma mai ridicolo. Tocca a lui fare gran parte del lavoro cinematografico: a Smith bastano poche smorfie da star, ma se non ci fosse Lawrence la saga non decollerebbe mai. I migliori momenti del nuovo film sono tutti del suo personaggio, un Marcus Burnett, impacciato come sempre ed emotivo più di prima, ma anche necessario quando si tratta di salvare la vita al collega.
L’azione gira a pieno regime, esagerata ma mai fantascientifica. Il duo di shooter semisconosciuti provenienti dal Belgio, Adil El Arbi e Bilall Fallah subentrati a Michael Bay, catturano pienamente lo spirito visivo dei film precedenti, trovando la Miami sexy ed erotica contrapposta al luogo di villeggiatura per ultracinquantenni. E riproducono quella luce del sole diventata marchio di fabbrica del cinema di Bay. Rimasto in cantiere per anni e anni questo terzo Bad Boys non fallisce. Bastano sequenze action spettacolari come l’avvincente corsa notturna sulle superstrade che costeggiano Miami e i due piedipiatti che inseguono e sono inseguiti su quattro e due ruote e successivamente per aria su un elicottero.
Bad Boys non sarà di certo Arma letale, ma la coppia formata da Will Smith e Martin Lawrence è la cosa più vicina a Riggs e Murtaugh che Hollywood è riuscita a creare negli ultimi 25 anni. Mancano i colpi di genio e non c'è un'aura iconica, ma scorre nostalgia nei fotogrammi del nuovo sequel. Bad Boys for Life riporta sugli schermi “il film Bruckheimer” (produttore che qui si presenta con il vecchio logo degli anni Novanta, quello in cui si legge anche il nome del socio scomparso Don Simpson), perché è sempre più raro vedere al cinema un poliziesco che sia anche un blockbuster. Forse non era un film necessario, ma la voglia di restare in compagnia di questi personaggi per altre due ore rimane anche oltre i titoli di coda.