Ancora auguri per la tua morte

Ancora auguri per la tua morte

Jessica Rothe guida il cast che ritorna in Ancora auguri per la tua morte, il seguito della sorpresa del 2017 di Blumhouse (Split, Scappa – Get Out, La notte del giudizio), un grande successo pieno di colpi di scena e svolte comiche. Questa volta, la nostra eroina Tree (Jessica Rothe) scopre che morire di continuo è stato sorprendentemente più facile dei pericoli che la attendono.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Happy Death Day 2U
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
100 min.
USCITA CINEMA
28/02/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Mattia Pasquini
 
Non è l'inizio a sorprendere, trovandoci in presenza del sequel di un film che aveva raccontato il drammatico ripetersi della giornata del proprio omicidio. Il fatto che la sequenza d'apertura sia funzionale al gioco già visto stimola immediatamente un senso di familiarità e di complicità. Quel che sorprende sono semmai le preoccupanti avvisaglie di quello che verrà. Una impressione iniziale di poca cura che purtroppo verrà confermata dal successivo svolgersi del Ancora auguri per la tua morte di Christopher Landon.
 
Il regista e sceneggiatore non sembra davvero aver fatto tesoro dell'esperienza vissuta con la prosecuzione della saga di Paranormal Activity (di cui ha sceneggiato gran parte dei sequel e diretto lo spin-off). Almeno stando alle evidenti difficoltà creative nel portare avanti la decisione di insistere sulle dinamiche del precedente anche in questo nuovo capitolo. Una crisi che non appare risolta dalle successive scelte, via via sempre più confuse, scollegate e insensate.
 
Dopo il prologo suddetto, nel quale l'avventura sembrava aver trovato un nuovo protagonista, il testimone passa alla Tree Gelbman interpretata da Jessica Rothe e già vista nel primo film, che qui sembrava essere stata richiamata solo per un divertente cameo. In realtà è di nuovo lei a dirigere le danze, altro elemento che suscita qualche perplessità, e che replicando lo schema che fu, finisce con il dimostrarsi controproducente.
 
La prosecuzione dell'azione diventa presto ridondante e i tentativi di variazione sono affidati a una sequela di scene scritte male e di momenti privi di senso, singolarmente e nel complesso. La priorità sembra essere quella di assemblare una serie di scenette, senza troppo preoccuparsi delle loro conseguenze o verosimiglianza dal punto di vista narrativo. Paradossalmente ci si diverte di più con i diversi suicidi della protagonista, anche se abbastanza mal gestiti e a tratti dalla qualità visiva e tecnica piuttosto discutibile.
 
Il film diventa rapidamente la parodia di sé stesso. Accompagnando al comedy-thriller un'anima familiare, materna (con annessi senso di colpa ed elaborazione del lutto), che sfiora il livello televisivo delle produzioni parareligiose di certi santoni statunitensi. Per fortuna si gioca, e si ammicca ai nerd di Big Bang Theory addirittura con la citazione del divano e del salotto di Sheldon e Leonard, ma i discorsetti su "leap of faith" e crescita sono fastidiosamente didattici. Lezioni di vita che forse nessuno avrebbe chiesto di ricevere. Per il resto, tutto come previsto: si salva chi deve, muore chi deve, a ogni costo. E senza troppo curarsi dei mezzi. Sinceri complimenti al buon Landon per aver strappato questo contratto, la sorpresa finale semmai è proprio quella che sia riuscito ad arrivare nelle nostre sale.