Ad Astra

Ad Astra

L'astronauta Roy McBride (Brad Pitt) viaggia fino ai lontani confini del sistema solare per trovare il padre scomparso e dipanare un mistero che minaccia la sopravvivenza del nostro pianeta.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Ad Astra
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
20th Century Fox
DURATA
124 min.
USCITA CINEMA
26/09/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Marco Triolo
 
Possiamo ufficialmente dire che c’è un nuovo filone di fantascienza che utilizza al massimo i mezzi tecnici del cinema hollywoodiano moderno per raccontare storie intime. Dopo Gravity e Interstellar, ci prova anche James Gray con Ad Astra. Un film dalla lunga gestazione che finalmente ha avuto la sua première alla Mostra di Venezia.
 
La storia è quella di Roy McBride (Brad Pitt), un astronauta che, in un futuro non lontano, viene spedito nello spazio in cerca di suo padre (Tommy Lee Jones), astronauta che si riteneva morto e che invece potrebbe essere responsabile di una serie di ondate di antimateria che minaccia la vita sulla Terra. La sua sarà una vera odissea nello spazio, che passerà dalla Luna, da Marte e finirà ai confini del sistema solare.
 
Gray sceglie di raccontare una storia molto lineare con uno stile molto personale, fatto di piani ravvicinati sui volti che si sposano con spettacolari panorami spaziali, accompagnati da un tappeto sonoro e da una voce off che rimandano al cinema di Terrence Malick. Con un’insistenza un po' eccessiva e in maniera molto didascalica, cosa che non fa bene al film. La voce off risulta quasi sempre in più e tendenzialmente dice cose banali, ribadendo quello che già le immagini dicono abbastanza chiaramente. Ci sono echi di Cuore di tenebra di Joseph Conrad, e dunque di Apocalypse Now, e naturalmente citazioni di Kubrick, inevitabili ma in fondo piuttosto sottili.
 
Lodevole quello che Gray cerca di fare: raccontare il viaggio di un uomo solo per ricongiungersi con un padre che credeva morto e che potrebbe invece essere vivo. Raccontare la pericolosità dello spazio, un luogo letale, una terra di nessuno in cui il minimo errore, anche banale, può portare a una morte istantanea. Ma soprattutto parlare di come, nella nostra costante ricerca di qualcos’altro, una frontiera lontana da raggiungere e conquistare, stiamo dimenticando ciò che abbiamo di fronte a noi. Stiamo trascurando il nostro pianeta e lasciando che la nostra civiltà si estingua lentamente. Il messaggio, condito con un po’ di spiazzante pessimismo, è: l’unica vita di cui ci dovrebbe importare qualcosa non è quella extraterrestre, ma quella terrestre.
 
Esteticamente, Gray mescola le fonti più recenti e già citate, Gravity e Interstellar, con un look degli interni che rimanda al cinema di fantascienza anni ’70. Lo scopo, dichiarato a suo tempo dal regista, è quello di rappresentare il viaggio spaziale nella maniera più realistica possibile. Ma, per quanto i mezzi siano notevoli, si vede che in certi frangenti Gray è stato costretto a tirare la cinghia su alcuni dettagli che avrebbero reso questo affresco ancora più impressionante.
 
Ad Astra è un road movie diseguale, con sequenze straordinarie (in particolare una missione di salvataggio che non va come previsto) alternate a passaggi ridondanti e a riflessioni superficiali (sempre affidate ai dialoghi). Resta un’opera affascinante e a tratti ipnotica, guidata da un Brad Pitt che ci crede fino in fondo e che mette a nudo le emozioni in una lunga serie di primi piani intimi. Un film che ha bisogno di tempo per essere digerito, ma che saprà farsi apprezzare.