A Single Man
A Single Man è la storia di George Falconer, un professore inglese di 52 anni che cerca di dare un senso alla propria vita dopo la morte del suo compagno Jim. George indugia nel passato e non riesce a immaginarsi un futuro, ma una serie di eventi e di incontri lo porteranno a decidere se ci sia o no un significato nel vivere senza Jim. George viene confortato da una cara amica, Charley, una bella donna di 48 anni a sua volta assalita da dubbi sul futuro. Kenny, un giovane studente di George alla ricerca di una ragione che giustifichi la sua natura omosessuale, perseguita il professore identificandolo come anima gemella.
"La bellezza salverà il mondo", scriveva Fyodor Dostoyevsky. E il film di Tom Ford, "A Single Man",
dimostra tutta la verità di questa affermazione. Una pellicola attesa
dato che uno dei creatori di moda più geniali e importanti del mondo ha
deciso di rischiare e dirigere una storia tanto personale quanto
universale. Liberamente adattato dallo splendido romanzo di Christopher
Isherwood, "A Single Man" è una immensa storia d'amore, segnata da un
lutto e da un uomo che, nonostante apparentemente abbia tutto nella
vita, non trova più le ragioni per continuare. Fino a quando, grazie ad
una vecchia amicizia con una donna e ad un giovane ragazzo attratto da
lui, capirà che le piccole cose sono quelle più importanti. E che la
bellezza che ci circonda ci può riconciliare anche con la fine. La
morte fa parte della vita, ed è l'unico aspetto che accomuna
l'esistenza di ogni essere umano. Magistralmente interpretato da Colin
Firth, questo signor esordio, vede anche la presenza di attori come
Julianne Moore, Matthew Goode e Nicholas Hoult.
Siamo a Los Angeles nel 1962, il Professore George Falconer (Firth) è
un inglese che da anni si è trasferito oltreoceano. Il suo compagno Jim
(Goode) ha appena perso la vita in un incidente d'auto. Con la
scomparsa dell'amore della sua vita, scompare anche il senso della sua
esistenza. L'amica ed ex-fiamma Charley (Moore) cerca di stargli vicino
e Kenny uno dei suoi studenti lo 'perseguita' vedendo in lui un
possibile insegnante di vita. Queste due persone fermeranno George dai
suoi tentativi di suicidio ma 'lei', la morte, arriverà. A quel punto,
però, niente è più come all'inizio.
Applaudito, osannato dal pubblico di Venezia, Tom Ford che ha un legame fortissimo con il nostro Paese, afferma immediatamente: "Inutile
dire che è un onore essere a Venezia. In Italia mi sento a casa, la mia
carriera come stilista è iniziata qui. E' con la Maison Gucci che la
mia carriera è decollata".
Quando ha deciso di realizzare un film?
Sono anni che ci penso. Io adoro il mio lavoro e non ho intenzione di
abbandonare la moda. Però devo dire che la moda per me è volatile. Crei
un bell'abito, lo vedi indossare da una splendida ragazza su una
passerella, e poi tutto scompare. Inoltre disegnare e creare per la
moda è un lavoro artistico ma anche commerciale. Occorre vendere il
prodotto. Attraverso il cinema, invece, crei persone e ne racconti le
loro esistenze. "A Single Man" è la cosa più personale che abbia mai
fatto. I film sono espressione pura.
Ha sempre pensato al libro di Isherwood come sua prima trasposizione cinematografica?
No. Ho letto il libro quando avevo vent'anni e mi colpì per la sua
onestà e per la semplicità della storia. Poi quando ho iniziato a
pensare alla realizzazione di un film mi è tornato alla mente quel
romanzo. Così l'ho riletto e mi ha parlato in modo completamente
diverso. Ho trovato una storia romantica su un amore interrotto,
sull'isolamento che è una parte integrante della condizione umana e
l'importanza di quei momenti che nella vita sembrano i meno
significativi e poi si rivelano essere fondamentali.
La sua regia è di un rigore stupefacente. L'eleganza regna
sovrana. L'estetica delle atmosfere e del protagonista sono
fondamentali. Nulla è mai gratuito. Come è riuscito ad ottenere questo
risultato?
Ci sono riuscito considerando la vicenda di Falconer una storia che
riguarda tutti. Qui parlo dell'amore fra due uomini ma se fossero stati
un uomo e una donna non sarebbe cambiato nulla. Descrivo le giornate di
un uomo che non riesce ad immaginare il proprio futuro e non ha alcun
interesse al presente. E' una narrazione spirituale, che parla del
riconciliarsi con la solitudine che proviamo, con le paure che si
annidano in ognuno di noi. Nasciamo soli, moriamo da soli. Ma ad un
certo punto George che insegna ai suoi alunni a vivere nel presente e a
non avere paura nella vita perché 'la paura mangia l'anima' come diceva
Rainer Werner Fassbinder comincia a cambiare. Si sente vicino alla fine
della sua esistenza e, a quel punto, capisce la bellezza della vita.
Trova la serenità. Non ha più bisogno di esistere perché percepisce di
avere avuto quello che la maggior parte delle persone non avrà mai.