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Un calabrone di nome Michel

Il regista Michel Gondry e il suo cattivo Christoph Waltz, ci raccontano il geniale "The Green Hornet"

The Green Hornet - Michel Gondry

28.01.2011 - Autore: Giorgia Garbuggio
“Posso tranquillamente dirvi che ho avuto modo di esprimere la mia libertà creativa e che allo stesso tempo si è trattato di una grande collaborazione, perché ognuno ha dato un contributo. E lavorare con Seth Rogen, che ha anche sceneggiato il film, è stata una bellissima esperienza”. Queste le parole del geniale Michel Gondry, regista di “The Green Hornet”, la sua prima mega-produzione finanziata da uno Studio di Hollywood.

Seth Rogen e Jay Chou in The Green Hornet

La serie televisiva The Green Hornet del 1966 ha fatto conoscere e apprezzare Bruce Lee nel ruolo di Kato. Questo film ha preso spunto dalla serie?
In realtà l’originale non è la serie TV degli anni Sessanta ma il programma radiofonico The Green Hornet del 1930. È quello infatti che mi ha ispirato più di qualunque altra rivisitazione. La drammatizzazione del programma radiofonico mi ha lasciato libero di immaginare la parte visiva senza condizionamenti. Ho attinto anche dalla serie e dai fumetti e, ovviamente, ho apprezzato il lavoro di Bruce Lee. Iniziare il lavoro su questo progetto è stata una cosa che ho fatto senza troppi pensieri: per me erano la parte umoristica e le dimensione dei personaggi la cosa più importante, specialmente in questa produzione dove il budget elevato avrebbe garantito spettacolo e azione.

Michel Gondry

Lei è un regista che si cimenta in progetti sempre molto laboriosi. Cos’ha trovato di difficile in un film d’azione come questo?
Alla base del film ci sono sicuramente l’azione spettacolare e dinamica e gli effetti speciali, in mezzo c’è il lato umano umoristico che volevo preservare. La grande sfida è stata proprio quella di combinare i due aspetti. Come tutti i miei progetti, anche questa è un’opera che si mette in mostra e parla con voce chiara.

Com’è stato lavorare col 3D?
Non abbiamo utilizzato molto il 3D perché in questo film tutto deve risultare molto reale ed è importante, quando si creano scene d’azione, che ci sia credibilità e veridicità. In ogni caso, qualunque materiale si utilizzi è importante utilizzare fantasia e creatività.

Christoph Waltz in Green Hornet

Al fianco del regista c’è anche Christoph Waltz, Hans Landa in persona… e noi gli chiediamo:

Dopo l’Oscar come miglior attore non protagonista nel film “Bastardi senza gloria”, le hanno proposto solo ruoli da cattivo. Com’è stato lavorare a questo personaggio?
Michel con grande maestria ha messo il mio ruolo in un contesto di dramma, ma anche umoristico: mi ha raccontato la storia del personaggio, che è un uomo in crisi di mezza età e ho sfruttato questo aspetto. Non ho giudicato il mio personaggio rispetto ai suoi comportamenti e alle sue azioni. Il mio lavoro è quello di raccontare la vita di una normale persona. Quello che cerco davvero di fare in tutti i ruoli che interpreto è evitare i giudizi. Il giudizio è la fine del processo: se io ho un opinione su quello che interpreto, termina automaticamente il processo. Il vero divertimento è nel rapporto con il regista! E Michel è veramente un grande professionista.

E a quel punto Gondry conclude: “il rapporto tra attore e regista è proprio quello che ha cercato con troppa modestia di esprimere Waltz. È importante non giudicare i propri personaggi, non bisogna avere sentimenti di vergogna. Bisogna credere al personaggio che si interpreta, solo cosi l’attore può emergere”.


"The Green Hornet" è distribuito dalla Sony Pictures


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