“A nessuno importa più di uccidersi. Restare in vita è la nuova sfida”. Parole disperate che un padre rivolge a una figlia quando lei gli comunica di voler morire. Padre e figlia - lui vedovo, lei ancora teenager - attraversano Israele su quattro ruote. Le scene in macchina di The Day After I’m Gone sono le più potenti del film, l'opera prima di Nimrod Eldar che abbiamo visto pochi giorni fa alla Berlinale, dove veniva presentato nella sezione Panorama.
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Il dramma israeliano, interpretato magistralmente da Menashe Noy e Zohar Meidan - esplora una problematica disturbante: come può un genitore salvare una figlia che gli annuncia di contemplare il suicidio? Questo padre prova a fare il duro oppure cerca di proteggersi emotivamente legando la voglia di suicidarsi della ragazza a una problematica adolescenziale che molti identificano come “l’età ingrata” (dal francese l’âge ingrat). “Non credo che i teenager siano ingrati – ribatte Eldar – I teenager sono semplicemente teenager. Per un genitore dire che un figlio è ingrato è una cosa veramente immatura. Mi piaceva però vedere questo protagonista cercare di difendersi affidandosi a quella teoria”.
Eldar, il suo film esplora il primo tentativo di suicidio di una ragazza e la voglia successiva di continuare a farlo. In un'occasione vediamo il concreto aiuto delle autorità: è proprio la polizia a salvarle la vita subito dopo il tentato suicidio.
Ho scoperto che in Israele c’è una squadra di polizia che salva le vite dei teenager che vogliono suicidarsi. È un’unità di polizia speciale. Supponiamo che tu annunci sui social che ti vuoi suicidare: a quel punto gli amici vedono il messaggio online e chiamano questa unità. Oppure i poliziotti vedono che l'indirizzo IP del tuo computer si è collegato con alcuni forum frequentati da persone che contemplano il suicidio. Insomma, il più delle volte si tratta di falsi allarmi: uno scrive che vuole suicidarsi e poi invece va a dormire. Altre volte questi poliziotti salvano vite.
In questo caso i poliziotti svegliano il padre e gli chiedono di controllare la stanza della figlia. A quel punto l'uomo nota che la figlia ha perso i sensi.
Ho pensato alla polizia che bussa a casa di un uomo nel cuore della notte. Una volta che il padre apre la porta lo spettatore si chiede: dove è la madre? Che problema c’è? Cosa sa il padre? Cosa accade nella stanza della figlia.? Perché la figlia si vuole uccidere? Potevo esplorare tante tematiche. E' stato quello il punto di partenza del film. Quella scena in particolare.
Ho pensato alla polizia che bussa a casa di un uomo nel cuore della notte. Una volta che il padre apre la porta lo spettatore si chiede: dove è la madre? Che problema c’è? Cosa sa il padre? Cosa accade nella stanza della figlia.? Perché la figlia si vuole uccidere? Potevo esplorare tante tematiche. E' stato quello il punto di partenza del film. Quella scena in particolare.
The Day After I'm Gone segue anche un genitore che non ha risposte concrete davanti alla voglia di morire della figlia.
La verità è che questo protagonista manifesta la sua preoccupazione con durezza. Non è un padre che non ama la figlia, anzi è molto preoccupato. Il suo modo di esprimersi è un tipo di amore duro. Ed è plausibile dato che alcuni genitori nascondono le loro paure, quando invece dovrebbero trovare il giusto modo di descriverle. Questo padre alla fine del film è un uomo completamente diverso rispetto a quando lo incontriamo nella prima scena.
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Be' un personaggio che cambia totalmente è un qualcosa che troviamo spesso nel cinema. Cosa capisce questo protagonista?
Scopriamo che è un vedovo e che da quando ha perso la moglie è caduto in depressione. Direi che è il classico "malinconico". Non vuole più vivere. Quello che capisce è che la figlia vuole imitarlo. Se lui non ha più voglia di vivere allora anche la figlia perde motivazione. La ragazza in questo modo sveglia il padre. E forse, con un po' di speranza, potranno insieme arrivare dall'altra parte di questa esperienza sani e salvi.
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