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Sollima: “Con Gomorra - La serie ho trasformato Saviano da autore a fan”

La serie kolossal fa parlare di sé in tutto il mondo prima ancora di andare in onda. L'intervista esclusiva al regista

02.05.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
“Una bomba”, “La TV italiana che vogliamo”, “Preparatevi a un appuntamento irrinunciabile”, “Un capolavoro”. Basta aggiungere il simbolo “#” per trasformare la parola “Gomorra” in hashtag e visualizzare i primi tweet su Gomorra – La serie, quello che è diventato all'istante l'appuntamento televisivo dell'anno ancor prima di andare in onda. A giudicare dal traffico di Twitter, la serie ha già messo d'accordo giornalisti e addetti ai lavori che hanno avuto l'occasione di visionare i primi due episodi. Il potere mediatico di questa produzione SKY Atlantic viene declinato con una solida dose di orgoglio italiano, liberata nel momento in cui abbiamo letto la notizia che il guru Harvey Weinstein (colui che vent'anni fa produsse e distribuì Pulp Fiction) ha comprato la serie per trasmetterla sul mercato americano. Gli USA sono soltanto uno dei quaranta Paesi in cui la serie è già stata venduta.


Il set di Gomorra - La serie

“Brand” e “Kolossal” sono i due termini più gettonati da Stefano Sollima che ha supervisionato l'intero progetto, dirigendo anche qualche episodio: “Negli anni Gomorra è diventato una sorta di marchio: identifica immediatamente un luogo e una situazione – racconta il regista intervistato in esclusiva da Film.it - La nostra serie è tratta dal libro di Roberto Saviano, ma non contiene nulla dei riferimenti cinematografici filmati da Matteo Garrone”. Sollima definisce il progetto: “un kolossal nelle intenzioni e nello sforzo produttivo”. Ci sono voluti due anni per realizzare la serie. E' stata girata interamente a Scampia: “Un posto che ormai conosco come le mie tasche”.

A proposito di “brand”, quando Bruce Willis girò Die Hard – Duri a morire nel quartiere di Harlem la produzione gli impedì di indossare veramente il cartello che incitava all'odio razziale: una cosa che poi fu cambiata in post-produzione grazie agli effetti speciali. Vorrei sapere dunque se la parola “Gomorra” era inclusa sul ciak del tuo set...
Sì, il ciak aveva proprio la scritta “Gomorra – La serie”. Era inevitabile: Scampia è un quartiere piccolissimo dove giravamo con una troupe di novanta persone e una serie di camion. Dunque lo sapevano tutti. Gran parte dei residenti di Scampia ha partecipato attivamente alle riprese, quasi sempre abbiamo cercato di avere le comparse del luogo.

All'epoca del progetto di Garrone si parlava di “film di guerra ambientato a 100 km da Roma”. Come si traduce questa definizione adesso che questa storia è diventata una serie?
Non mi limiterei a dire che è soltanto un film di guerra, piuttosto descrive un altro mondo che si trova a 100 km da Roma: un mondo sorprendentemente diverso, che sta dietro l'angolo. Ecco dunque l'elemento kolossal: è stata colossale l'idea di andarla a girare nei veri luoghi, invece che ricostruire il set altrove. Cosa che produttivamente ha comportato sforzi immensi, un supplemento di lavoro di mesi al fine di realizzarla.


Stefano Sollima dirige gli attori sul set di Gomorra a Scampia

Hai parlato di “attenzione al vero, una cifra di stile tutta italiana”. Vorrei sapere, dato che la serie è già stata venduta sul mercato internazionale, chi è più interessato al vero: gli americani o noi italiani? In Italia siamo ancora interessati al vero?
Mi sembra una splendida domanda e forse ti direi che non lo so più neanche io. Io mi riferivo a quella tradizione di racconto dove non hai una narrazione solo popolare e spettacolare, ma una cosa che coniughi spettacolo e verità. Un progetto che sia ancorato al vero. È proprio questa specificità che ci viene riconosciuta ancora in parte all'estero. Penso dunque che abbia un ritmo internazionale, ma che in più contenga quella tipicità italiana del racconto di una nostra realtà. Ecco qual è stato il mix che ha intrigato gli americani.

Quindi da una parte la verità, dall'altra il genere. La serie si apre con bellissime sequenze a ritmo serrato: case che prendono fuoco e sparatorie nei bar. Dunque, sempre a proposito di kolossal, quanti stuntmen avevate sul set?
Come sai io amo il genere. Trovo che sia un elemento di intrattenimento a cui non si può rinunciare. Devo dire che questa serie è produttivamente più grande di Romanzo Criminale. I risultati di vendita all'estero mostrano che in Italia abbiamo grandissimi tecnici in grado di competere con il mercato internazionale. Su Gomorra abbiamo lavorato con Alessandro Borgese, il nostro stunt coordinator. Insieme a lui hanno lavorato decine e decine di stuntmen.

Tra gli sceneggiatori c'è Ludovica Rampoldi. In regia, invece, troviamo anche Francesca Comencini che ha diretto alcuni episodi. C'è una sensibilità diversa verso questi personaggi quando sono raccontati con il tocco di una donna?
All'inizio della scrittura abbiamo diviso il racconto in tre “regni”: il regno di Pietro che è il capo clan storico, poi c'è un periodo di reggenza della moglie Imma e poi del figlio. Per quanto riguarda Imma, era importante che fosse raccontata da una donna. Mi sembrava una scelta sicuramente più intrigante e interessante che vederla raccontata da me. Da lì è partita l'idea di affidare a ciascun regista un regno: in ogni episodio c'è un fuoco specifico su uno dei personaggi, quindi era importante avere una regista come Francesca, una che in tutti i suoi lavori ha sempre portato una grande attenzione al mondo femminile.


Francesca Comencini prepara una scena sul set di Gomorra - La serie

A proposito dei giorni sul set a Scampia, dato che hai detto che la conosci come le tue tasche: è stato un viaggio all'inferno? Come sei entrato e come ne sei uscito?
In realtà Scampia la conoscevo già un po', l'avevo vista quando giravo La squadra. Arrivare in quei luoghi con un progetto come Gomorra è stata una cosa molto delicata. Primo perché avevamo questo brand pesante sulle spalle, secondo perché l'approccio al quartiere ha rappresentato un momento particolare. Per me non sono stati giorni, si è trattato di un anno e mezzo tra ricerche e riprese. Un bellissimo viaggio dove all'inizio ero un turista a Scampia e alla fine ho scoperto un mondo in cui mi sono trovato a mio agio. Una bella esperienza umana.

Sono curioso: prima proiezione al buio con Saviano, le luci si riaccendono. Qual è stata la prima cosa che ti ha detto?
Aveva la faccia di un fan. Ecco direi che ho trasformato l'autore in un vero fan. Penso abbia anche apprezzato tutto quel processo di documentazione, scrittura e sopralluoghi che è durato un anno.

Stefano alla fine di ogni intervista chiedo spesso qual era il poster che avevi in camera da ragazzino...
Uno era Che Guevara, e l'altro Zombi. Ti danno già un'idea del personaggio, no?


I dodici episodi di Gomorra – La serie (produzione SKY, Cattleya e Fandando in collaborazione con La7 e Beta Film) andranno in onda dal 6 maggio alle 21.10 su Sky Atlantic HD.
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