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Quentin Tarantino, i neri, gli Oscar e la violenza sulle donne

Il regista a Roma per presentare The Hateful Eight con Madsen e Russell viene chiamato in causa, e - pur con spirito - non si sottrae.

28.01.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
"Avrei potuto scegliere un uomo di 150 kg invece di una donna, per il personaggio di Jennifer Jason Leigh, e se ci fosse stato un Billy Boy invece della sua Daisy Domergue non sarebbe cambiato niente nel film", risponde Quentin Tarantino a chi sembra intressato a capire il valore della - unica - presenza femminile 'ammessa' sulla scena del suo ultimo The Hateful Eight, particolarmente bistrattata dal suo carceriere, il John Ruth di Kurt Russell: "riguardo la violenza che la donna subisce da parte del 'Boia' dipende dall'attegiamento del personaggio, che come cacciatore di taglie usa portare i suoi prigionieri alla forca vivi; e per farlo deve fiaccarli in tutti i modi… terrorizzandoli, picchandoli per evitare che si ribellino o lo uccidano. E non è disposto a riservare un trattamento diverso se si tratta di una donna".

Inevitabile che in quello che è stato presentato come il suo film più politico non mancassero le domande che più andassero ad esaminare gli aspetti che più si connettono alla nostra attualità, compresa quella cinematografica. E con l'avvicinarsi della Oscar Night come non fare una deviazione sulla polemica sollevata da Spike Lee e la mancata nomination per l'immenso Samuel L. Jackson e il suo Marquis Warren… "Ovviamente mi dispiace non abbia avuto la candidatura, perché secondo me lo meritava, potrei dirlo in altro modo, ma questo è quello che sento" ha detto, per poi ammettere ridendo: "ma io non sono stato nominato, altrimenti sarei andato!".
 

"Penso che Quentin sia stato molto coraggioso", interviene Michael Madsen parlando di una lettera firmata da Abramo Lincoln che ha una certa rilevanza nella storia, e da lì ampliando il discorso al grande uso che si fa nel film della famosa e impronunciabile "N Word", 'la parola che inizia con la N', ossia "Nigga", "Nigro", insomma "negro": "Tutti la pronunciano talmente tante volte che quella parola finisce con il perdere la sua forza, il suo peso, anche all'interno della società come sul set, per diventare poco più di una battuta… vorrei che questo accadesse davvero". Ma sono molti i motivi che lo legano a questo film e che lo hanno interessato nello script di Tarantino, come spiega di seguito: "Io sono cresciuto in una famiglia piuttosto razzista e mio padre è morto da poco, lo scorso dicembre… Non aveva mai seguito troppo la mia carriera da attore e so che di alcuni film che ho fatto non gliene era mai importato niente, ma questo sembrava davvero volerlo vedere. E mi dispiace che non ci sia riuscito, mi piacerebbe potergli dire che il suo ragazzo stavolta ha fatto davvero qualcosa di buono. Magari avrebbe anche potuto imparare qualcosa…".

"Avrei potuto fare altre scelte", aveva già detto d'altronde il divo Quentin parlando di scene e attori, "ma mi piaceva l'idea di poter complicare la storia, le emozioni che trasmette, anche la visione stessa del film da parte del pubblico". Riuscendoci, per altro, in diversi modi. Un pubblico che, almeno quello italiano, non potrà che essere un po' orgoglioso del piccolo grande omaggio al nostro Sergio Leone - del quale erano presenti i figli, Andrea e Raffaella, tra i distributori del film - citato sia nella testimonianza della richiesta ricorrente del regista sul set di una inquadratura 'alla Leone' ("give me a Leone!") sia nella sue stesse parole conclusive: "questo mi fa pensare che la scena in cui Kurt e Jennifer vanno verso Michael, con una ripresa particolare, l'aveamo chiamata proprio 'Sergio POV', il punto di vista di Sergio".


The Hateful Eight, in sala dal 4 febbraio 2016, è distribuito da 01 Distribution.

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