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Nei cinema il nuovo horror di Jaume Balagueró, le sue muse sono terrificanti e crudeli

Arriva in sala La settima musa, diretto dal regista di REC

22.08.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Sono vent'anni che Jaume Balagueró dedica anima e corpo all'horror. Cercando il più possibile di esplorare i vari strati del genere e giocare con loro. Ci ha terrorizzati con REC, il terrificante found footage che ha preceduto di un soffio Cloverfield e tutti gli altri cloni di Hollywood e dal quale ha tratto una saga che da terrore è passata a divertire pur lasciando sullo schermo una scia di sangue. "È vero - afferma il regista catalano - tutti i film che ho girato sono in un modo o nell'altro legati al genere horror. Ma ho cercato in ogni momento di rinnovarmi, mirando a nuove storie ed evitando di ripetere gli stessi schemi più e più volte". 

 
Il nuovo film di Balagueró, intitolato La settima musa, arriva sugli schermi italiani dal 22 agosto, un horror più classico rispetto alla saga di REC ma con un punto di partenza che raramente abbiamo visto sul grande schermo: il lato oscuro delle muse, figure terrificanti che per secoli hanno ispirato gli artisti. "E' la storia di un professore universitario che ha dei sogni premonitori - ci racconta il regista - Siamo con lui mentre segue alcuni indizi che lo conducono alla scoperta di sette donne conosciute come Le Muse". Il film è tratto dal romanzo La Dama Numero Trece di José Carlos Somoza: "Sono arrivato a pagina venti e ho pensato: 'Questa storia ha tutti gli elementi per diventare un film. Voglio affronare questa sfida'. Questo succedeva quattordici anni fa". 

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Chi sono dunque queste sette muse? 
Per una volta le muse sono esseri atroci. Entità che giocano con le parole come se fossero incantesimi per creare dolore. Ispirano versi crudeli e il protagonista del film viene travolto in una serie di eventi terrificanti. 
 
Quando pensiamo a una musa la prima parola che viene in mente è "bellezza" o "sensualità". Al tempo stesso immaginiamo gli artisti "stregati" da una presenza. Il tuo film gioca molto su questo. 
Sì, è un film che gioca con i contrasti: bellezza e male, sessualità e morte. E tanto dolore. Non ricordo altri esempi di cinema che hanno esplorato il lato oscuro delle muse. Penso che sia una metafora che indica la difficoltà del processo creativo, una cosa che a volte può essere complessa e dolorosa. Mi piace dunque vedere il film come una storia che parla del processo di creazione artistica e flirta con meta-poesia e meta-horror. Una vera storia dell'orrore. 

 
REC era ambientato all'interno di un condominio, quasi interamente in una serie di scale, tra i pianerottoli degli appartamenti. La settima musa ha tutt'altra ambientazione e una struttura più complessa. Paragoniamo un attimo il lavoro a entrambi i film: quale ti ha fatto sudare di più?
Ogni film ha le sue difficoltà. È vero che dietro l'apparente semplicità di REC si trova un meccanismo ultra-complesso che consente di riprendere scene iper-realistiche attraverso inquadrature molto lunghe realizzate con camera a mano. Poi c'erano tantissimi effetti speciali. La settima musa invece è un film più classico: è ambientato in Irlanda, all'università di Dublino.  
 
Vorrei chiederti ancora di REC. Mentre lo giravi con Paco Plaza avevi la sensazione che stavate facendo qualcosa di innovativo per il cinema? Che eravate dei pionieri dell'horror?  
No, non avevamo idea di cosa sarebbe diventato. Era un progetto rischioso per noi, qualcosa che volevamo provare. Ricordo che durante le riprese gli attori chiedevano se il film sarebbe arrivato nei cinema. E noi non ne eravamo certi. Poi divenne un fenomeno. Paco e io eravamo veramente sorpresi. Ricordo ancora il momento in cui è nato il film: stavamo passando un pomeriggio in terrazza, bevevamo e cercavamo di immaginare un film veramente terrificante che avrebbe però giocato con il modo di raccontare una storia in diretta televisiva. Come trasformare quel modo di raccontare la realtà in un esercizio di terrore in tempo reale? Ci abbiamo provato. 

 
E ci siete riusciti anche. Ricordi dunque il momento in cui avete capito che il film era diventato un fenomeno? 
Certamente. Eravamo al Festival di Venezia dove il film è stato proiettato in anteprima mondiale. Era il primo spettacolo con un vero pubblico. Il momento della verità. In sala urlavano, saltavano dalla poltrona e ridevano in maniera isterica. Paco ed io ci siamo guardati e abbiamo capito che il nostro film funzionava. 

La settima musa è distribuito nei cinema da Adler Entertainment